La Commediola di Covatta diverte ma invita a riflettere sull’inferno dell’Africa

Giobbe Covatta ha debuttato con successo sul palco del Teatro Delfino di Milano lo scorso giovedì 5 ottobre con il reading, nel quale presenta la sua personale versione della Divina Commedia scritta da un singolare e improbabile Ciro Alighieri e per questo chiamata “La Commediola”, perchè di quest’ “opera” esiste solo la parte in cui si descrive l’Inferno che il comico ha voluto dedicare ai diritti dei minori.

Neanche a dirlo i contenuti delle letture, che emulano Roberto Benigni, sono esilaranti ma i temi trattati sono seri e a volte drammatici. Covatta riesce come sempre a rendere lievi e non intristisce affatto il pubblico, che invece ride di gusto dall’inizio alla fine, ma contemporaneamente riflette e porta a casa il messaggio importante a cui l’autore fin dall’inizio conduce lo spettatore.


Sulla scena una lavagna e un leggio utilizzato da Covatta per leggere il testo più simile alla poesia napoletana che al volgare toscano, il poeta partenopeo infatti descrive un inferno come luogo di sofferenza non tanto per i peccatori, come fa il Sommo Dante, ma per le vittime!

Poichè si tratta dei diritti dei minori viene fatto riferimento alla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia approvata nel 1989 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che mai è stata ratificata né dalla Somalia né dagli Stati Uniti.

Il viaggio in questo Inferno “Nero” inizia accompagnati da Virgilio, un bimbo africano che accompagna Ciro Alighieri alla scoperta del suo continente non certo per vederlo con gli occhi di un turista, ma per far comprendere come sono i reali contorni fatti di tradizioni e di innumerevoli etnie, che si vuole portare alla luce per parlare dei problemi mai risolti, di uomini costretti al silenzio e non aver nessun peso nelle politiche globali.

Col classico tono di Covatta, leggero, ma pungente si affrontano tanti tra i maggiori temi che affliggono drammaticamente queste popolazioni, come fame, sfruttamento, prostituzione minorile, querre, aids e malattie in genere. Per tutte queste cose, l’età media è 18 anni e l’aspettativa di vita è bassissima.

Lungo tutto lo spettacolo, Giobbe Covatta si lascia andare a raccontare aneddoti esilaranti che arrivano cuore e le coscienze del pubblico. Ed è per questo che lo spettacolo nella sua semplicità, unito all’innata capacità del comico napoletano, è capace di far leva sul sentimento della solidarietà per portare un soffio di amore per l’Africa e per i suoi bambini innocenti.

Il testo di Covatta, però vuole anche essere uno schiaffo al perbenismo, agli stereotipi e all’indifferenza dietro alla quale ci trinceriamo, mentre invece dovremmo, prima informarci e poi agire perché l’ignoranza, la non conoscenza dei diritti e delle loro violazioni, fa proliferare il vuoto culturale la disuguaglianza, che se abbattuti possono dare sicuramente dare una speranza nuova.

Teatro Delfino – Piazza Piero Carnelli, Milano
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