Emilia, uno spettacolo introspettivo sulla famiglia, conquista il pubblico del Piccolo Teatro

E’ in scena fino al 29 ottobre, sul palco del Piccolo Teatro di Milano EMILIA, un testo scritto e diretto dall’autore argentino Claudio Tolcachir, con Giulia Lazzarini, Sergio Romano, Pia Lanciotti, Josafat Vagni, Paolo Mazzarelli –  scene Paola Castrignanò  – costumi Gianluca Sbicca – luci Luigi Biondi.

Emilia, che è stata la bambinaia di Walter, dopo vent’anni di lontananza, per puro caso s’incontra durante il trasloco della famiglia di quello che è stato il ragazzo da lei cresciuto, oramai adulto e benestante, il quale felice dell’incontro inaspettato la invita a casa, dove inizia tutto un ricordare il passato ed un analizzare il presente, ma tutto nel racconto dei ricordi di questa donna che, con il cambiare delle luci sul palco, come in una sorta di trasposizione si trova,  ora nella casa della famiglia che la ospita, ora nel carcere dove è finita a seguito del tragico epilogo degli eventi.

Lo spazio scenico è un misto di ordine e disordine di coperte, casse e libri, tipici di un trasloco, che trasborda oltre il boccascena del palco, come a voler  formare un tutt’uno con la platea, in modo tale da coinvolgere meglio gli spettatori nei delicati fatti che andranno a narrarsi  e che daranno uno spaccato di quella famiglia, nella quale si possono riflettere, ahimè, tanti reali vissuti all’interno delle famiglie di tutto il mondo. Al centro una porta che ogni tanto si apre per far entrare e uscire i personaggi dal mondo dei ricordi a quello della realtà. Ai lati le casse formano dei gradini dove i personaggi di tanto in tanto si appartano come per ritrovare se stessi.

A inizio spettacolo, soprende quella che sembra una lamentela reale di Emilia che si rivolge alla platea dicendo “Scusi, cosa sta guardando lei? Perché mi guarda così, è spaventato? Imbambolato? Cosa potrei farle? Io da qui non sono più pericolosa“. Poi  ci si rende conto che fa parte della recitazione.


Claudio Tolcachir
non solo ha scritto un testo denso di particolari minuziosi, ma dirige con altrettanto scrupolo un cast di attori, di indubbia bravura, facendo parlare i loro corpi per esaltare i legami contrastati di una sana e apparente relazione famigliare, dove un poco alla volta vengono portati alla luce i segreti. Dai dialoghi, ma forse ancor di più dagli atteggiamenti dei corpi dei personaggi tutto quello che è apparenza crolla e vengono svelate le drammatiche dinamiche quotidiane di una famiglia tipo, destabilizzata dall’arrivo di questa donna con i suoi racconti. L’altro personaggio destabilizzante è rappresentato da Gabriel, l’ex compagno di Carolina e padre di Leo, che per gran parte dello spettacolo rimane all’ombra in un angolo del palco, il cui ingresso in scena darà una svolta agli eventi e farà vedere ogni personaggio sotto una luce diversa, fino ad allora non evidente.

Così, mentre la storia si dipana, tra presente e passato, si fanno sempre più reali le emozioni generate da sentimenti e attegiamenti come amore, gratitudine, devozione, libertà, sopraffazione, violenza, ossessione, perversione, bugia, vita, morte.

Giulia Lazzarini, interprete di Emilia, ha piena padronanza della scena e ogni suo gesto, il tono della sua voce flebile ma decisa, i suoi gesti espressi con una naturale  tenerezza rende il suo personaggio il perno di tutto lo spettacolo  e tutto gira intorno a lei.  Anche la semplicità delle parole, volutamente non forbite, danno un impronta gentile e la Lazzarini è capace di catturare il pubblico e instaurare un invisibile dialogo ed instintivamente ci si schiera dalla sua parte, che con leggerezza fa sentire il peso della complessa vita del suo personaggio, densa di sfumature,  e a lei si perdonerà ogni cosa anche quello che sembrerà inaccettabile.

La coppia Pia Lanciotti Sergio Romano, interpreti di Carolina e Walter, rendono pienamente i due complessi personaggi entrambi con alle spalle dei drammi inespressi che tentano di nascondere per apparire quelli che non sono e nelle loro recondite follie trascinano anche  il figlio  adolescente Leo, interpretato egregiamente dal giovane attore Josafat Vagni. Quest’ultimo è perfettamente padrone del suo non facile ruolo di  un figlio  sul quale si abbattono come su un parafulmine le turbe dei genitori e, inevitabilmente, si ripercuotono sulla sua formazione e ne fanno un ragazzo timido, problematico con latenti perversioni delle quali non ha il pieno controllo. Josafat Vagni ha introitato e fatto suo il personaggio e si lascia coinvolgere dalle emozioni per poi riversarle e farle arrivare al cuore del pubblico che lo identifica con tutti quei ragazzi costretti a crescere in famiglie nelle quali i problemi irrisolti degli adulti si moltiplicano nella quotidianità. Così, come talvolta accade nella realtà, Leo per soffocare la sua sofferenza è combattuto tra la voglia di evadere ed uscire “per andare a comprare” e la consapevolezza del dramma che lo porta a rassicurare la madre e l’uomo che lo ha cresciuto come padre e ha imparato ad amare pur non ricusando il naturale trasporto verso il padre biologico. Più volte, nel tentativo di sedare il suo dolore, così come accade nella realtà, implora i genitori di tacere per illudersi  che nel silenzio possa esserci armonia.

Paolo Mazzarelli, anch’egli rende bene con convinzione  il controverso personaggio di una padre dipinto come assente, non maturo, che arriva con invadenza nella famiglia in cui è cresciuto il figlio raccontando bugie. Il suo arrivo, come se innescasse una reazione non più controllabile, manda all’aria tutti gli equilibri precari che fino a quel momento avevano retto in una dimensione falsata.

Il racconto che scorre sul palco è la storia di una famiglia,  che per la loro incapacità di amare e di amarsi sono andati sempre più sgretolandosi, anche senza reali motivi e difficoltà economiche, ma solo affettive.  Finzione scenica ma specchio che riflette situazioni non troppo irreali della famiglia dei nostri giorni. Certamente non può essere la proiezione dell’amore vero, quello che non si chiede e che non si soffoca qualunque cosa accada, uno stato che solo Emilia è capace  di raggiungere.

Una cosa è certa, lo spettacolo funziona e conquista il pubblico che segue con passione tutto il suo evolversi, anche se il finale lascia dubbi e l’amaro in bocca. Veramente Emilia ha taciuto rendendosi complice di un crimine? Se così fosse stato (il testo non è esplicito) ancora una volta si è trattato di amore, solo amore e non omertà. Amore che l’ha portata ad addossarsi la colpa di un altro nella speranza che egli possa redimersi, così come avviene nel concetto cristiano nel quale le colpe degli uomini ricadono su Cristo che, per amore del mondo se le addossa per farne la sua Chiesa.

A fine spettacolo  seguono lunghi minuti di applausi che fanno tornare, più volte,  sul palco i protagonosti per ringraziare il calore del pubblico.

 

Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio), dal 17 al 29 ottobre 2017
EMILIA
scritto e diretto da Claudio Tolcachir
traduzione Cecilia Ligorio
con Giulia Lazzarini (Emilia)
e Sergio Romano (Walter), Pia Lanciotti (Carolina),
Josafat Vagni (Leo), Paolo Mazzarelli (Gabriel)
scene Paola Castrignanò,
costumi Gianluca Sbicca,
luci Luigi Biondi
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30 (salvo mercoledì 25 ottobre, ore 15 pomeridiana per le scuole). Domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata: 105 minuti senza intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 – www.piccoloteatro.org