Dal 28 settembre torna “Hors”, il primo festival di teatro indipendente milanese: spettacoli ed installazioni

HORS è una casa.
In un momento in cui di case ce n’è sempre meno.
Una casa dove portare le cose più preziose.
Ma solo per condividerle con gli altri.
Una casa da arredare con il proprio talento.
E poco importa se diventerà un loft minimal o una cuccia sgangherata, HORS è un’opportunità.
Un foglio bianco.
Uno spazio.
Dove lavorare. Giocare. Litigare.
Unica regola: aprirsi al confronto.
Non fare i permalosi.
Sentire cosa ne pensano gli altri mentre lo spettacolo è ancora in lavorazione.
E poi offrirlo in pasto agli spettatori.
HORS è una casa.
Noi vi diamo le chiavi.
Voi aprite il cantiere.

HORS è il primo festival di teatro indipendente milanese che si pone l’obiettivo di investire concretamente su compagnie under 35 del territorio. Oltre ad offrire uno spazio per mostrare i propri lavori a pubblico e operatori di settore, Hors accompagnerà i giovani artisti in un percorso produttivo di creazione e contaminazione.

Pensiamo che l’arricchimento artistico e professionale passi attraverso lo scambio, non solo di esperienze e visioni, ma anche di conoscenze tecniche specifiche. Il Teatro Litta oltre a essere il luogo che ospiterà le compagnie durante il festival, vuole diventare un vero e proprio spazio creativo per dare alla luce uno spettacolo originale frutto della collaborazione degli artisti selezionati.

Sanosarò – Teatro Litta dal 28 al 30 settembre

In tempi in cui è sempre più difficile trovare un sostegno produttivo ci piacerebbe innescare un circolo virtuoso che metta in gioco competenze diverse per un fine comune. Il debutto della nuova creazione è previsto in occasione del festival successivo, ad apertura della stagione 19/20 di MTM.

Siamo spinti dal desiderio di narrare il presente attraverso gli occhi e i corpi della nuova generazione creativa. Siamo convinti che dall’incontro tra queste professionalità possano nascere modelli artistici e organizzativi innovativi che tengano conto del vitale rapporto con gli spettatori.

Nemici Per la Pelle – dal 5 al 7 ottobre Sala La Cavallerizza

Coltiveremo un pubblico che non sia di passaggio ma che possa prendere a cuore il percorso delle compagnie per poi seguirle nei passi successivi. Questo avverrà anche grazie alla collaborazione con la redazione di Strategemmi Prospettive Teatrali che propone un osservatorio critico pensato specificamente per HORS.

Una vera e propria “officina critica” che ha come obiettivo primario la formazione dello spettatore e la sua educazione alla visione, attraverso la scrittura, l’attività redazionale e l’elaborazione di nuove forme di narrazione per la scena.

I curatori artistici del progetto di questa edizione sono, Stefano Cordella e Filippo Renda.

Nei giorni del festival oltre agli spettacoli ci saranno anche laboratori, eventi, incontri, spazi espositivi e una gran serata finale per festeggiare il Teatro del Presente e inaugurare la nuova stagione teatrale di MTM.

Per il calendario completo degli spettacoli consulta il sito de teatro:
www.mtmteatro.it

INFORMAZIONI MTM Teatro Litta
Corso Magenta, 24
Biglietti: Intero 10€ – doppio spettacolo 15€

Abbonamento: Arcobaleno – 6al Litta –  UNI 4al Litta – UNI 4al Leonardo – Carta Regalo – CONTENUTI ZERO VARIETA’ – Abbonamenti liberi a partire da €40.

BIGLIETTERIA MTM
86 45 45 45 – biglietteria@mtmteatro.it
Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00 alle 20:00

Biglietti e abbonamenti sono acquistabili sul sito www.mtmteatro.it e sul sito e punti vendita vivaticket.it. I biglietti prenotati vanno ritirati nei giorni precedenti negli orari di prevendita e la domenica a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

Curatori artistici
Stefano Cordella nasce a Desio (MB) nel gennaio 1985. Dopo la laurea specialistica in Psicologia si diploma come attore all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Dal 2013 è ideatore e regista della Compagnia Oyes con la quale vince diversi riconoscimenti e partecipa a importanti festival nazionali. Dirige gli spettacoli Va Tutto Bene, Vania, Io non sono un gabbiano, Lo soffia il cielo, Erotica Linea Gotica. Collabora alla drammaturgia di C’è un diritto dell’uomo alla codardia, produzione Teatro I. E’ assistente alla regia di Rifici, Bruni, Frongia, Fornasari. Viene diretto da Fornasari, Emiliani, Però, Oliva, Trifirò. Continua la sua formazione con Donnellan, Calamaro, Rifici, Serra. Vince il Festival Internazionale di Regia Fantasio 2015. Dal 2014 è codirettore artistico del Teatro di Nova Milanese.

Filippo Renda è assistente di Luca Ronconi subito dopo essersi diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano; in seguito lavora con B. Fornasari, R. Rustioni, F. Frongia, E. De Capitani e F. Bruni. Ma soprattutto cura spettacoli di sua ideazione, toccando festival come Primavera dei Teatri, Castel dei Mondi e Colline Torinesi e prodotto da realtà come il Teatro della Tosse, il Teatro delle Donne, o il Teatro CTB di Brescia. Nel 2016 comincia un percorso shakespeariano con Il Mercante di Venezia, prodotto da Elsinor Teatro Fontana di Milano. A giugno 2018, sempre con Elsinor, metterà in scena il Sogno di una notte di mezza estate. Con la sua compagnia Idiot Savant ha messo in scena nove produzioni: tra queste “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, già selezionato dal Festival Segnali, si è aggiudicato il premio Piccoli Palchi di ERT – Udine.

INSTALLAZIONI
Dal 28 al 30 settembre
Sala Foyer, ingresso libero (da venerdì ore 18 – domenica ore 21.00)Installazioni di Anselmo Luisi

SBADABENG
Ovvero l’arte di prendersi a schiaffi
Compare ogni tanto; sul palco, nel foyer o davanti alla biglietteria. Un uomo, da solo. Nessun oggetto, nessuno strumento se non il proprio corpo. Un viaggio a cavallo tra musica e teatro che farà scoprire situazioni sonore inaspettate passando per il canto, il mimo e la percussione corporea.
La performance / spettacolo consiste in una serie di brevi episodi che partono da un pretesto musicale – quello di fare musica utilizzando solo il corpo – ma che si evolvono con contaminazioni di mimo e di teatro comico. Un attacco allergico di tosse diventa una performance di beatbox; una scena di mimo di una signora che si lamenta con il cameriere al ristorante diventa un duetto di scat e di grammelot ritmico; un uomo che si pulisce la camicia dalla sporcizia diventa una performance di body percussion che trascinerà il pubblico a sperimentare sulla propria pelle cosa significa percuotersi per generare suono. Una performance che vi farà letteralmente prendere a schiaffi.

Dal 5 al 7 ottobre
Sala Foyer, ingresso libero (venerdì ore 18.30 – domenica ore 21.00)
Installazioni di GIanluca Agostini
SE MI VUOI BENE, UCCIDIMI
Installazioni audio/interattiva
Nel 2015 mio padre, per la prima volta nella mia vita, mi porta allo stadio. Dopo anni di latitanza, riabbraccio in soli 90 minuti la mia fede calcistica. Anni di snobismo, di “11 miliardari che corrono dietro un pallone”, si volatilizzano di fronte ai 40 metri di corsa che portano Miroslav Klose al gol. Piango. Sono nel Tempio del Calcio, lo Stadio Olimpico di Roma, e il Dio del Calcio mi ha rivoluto a sé. Quest’anno mio padre se ne va. Ha fatto in tempo a lasciarmi tante cose. Spero di meritarmele. L’ultima che mi ha lasciato è stata questa. Per attitudine e deformazione professionale mi ritrovo oggi a vivere un doppio ruolo: quello di tifoso e quello di osservatore del tifo. Il calcio, che solo in ultima istanza è rappresentato da quegli undici miliardari che corrono dietro un pallone, è allegoria, metafora e sublimazione di dinamiche umane e sociali. Il calcio vive di una sua epica. E, come ogni epica, il suo campo d’azione è un tempo che è per sua natura antitesi del tempo storico: il tempo del mito. Il tempo del mito ha una qualità differente. E i suoi “eroi”, pur nel successo, sono quasi sempre accomunati da un destino tragico. Il calcio è un rito e ogni volta rifonda se stesso.

Ci sono eroi che travalicano addirittura le regole del mito stesso cui appartengono. Uno di questi, Roberto Baggio. Sento il bisogno di indagare il nostro rapporto con questo tempo. E disannodare alcuni fili male intrecciati nell’inconscio collettivo, segno di una relazione spirituale irrisolta che da circa 15 anni è causa e sintomo di una crisi che il calcio italiano, insieme alla società italiana tutta, vive.Il calcio come metafora, allegoria, sublimazione. Roberto Baggio è l’emblema di qualcosa che non c’è più e di cui allo stesso tempo sembriamo impossibilitati a liberarci. Roberto Baggio, la cosa più bella che abbia mai calcato i campi da gioco italiani, è simbolo di qualcosa che forse è andata storta.

A volte si fa sin troppa fatica a celebrare un funerale.