Un passionale ed onirico Ferdinando al Teatro Franco Parenti di Milano

Visto e recensito da Alessandra Pizzilli, sulla prima del 23 ottobre 2018.

Il palco del Teatro Franco Parenti di Milano, dal 23 ottobre al 4 novembre ospita “Ferdinando”. Opera nata dalla drammaturgia di Annibale Ruccello per la regia di Nadia Baldi con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio, Francesco Roccasecca.

Altri dettagli sullo spettacolo, date, orari e prezzi, nel nostro precedente articolo

Una scenografia senza tempo rispecchia la volontà dell’autore di mettere in primo piano gli oggetti e i dialoghi che riflettono e evidenziano le voluttuosità, le emozioni, le contraddizioni e le paure umane, sempre vivide di ogni epoca. L’unico richiamo all’epoca ottocentesca sono i vestiti.  L’opera, infatti, è ambientata a fine ottocento in un Italia che si sta formando ma che non è ben accolta dall’aristocrazia fedele ai Borboni, protagonisti di un regno fin a quel momento ricco e prosperoso.

La baronessa Clotilde (Gea Martire), lungi dall’indentificarsi con l’Italia borghese, si erge a nobile utilizzando il linguaggio del Regno: il napoletano. Viene accompagnata in scena da una sua parente povera, Gesualdina (Chiara Baffi), sua cameriera e carceraria, allo stesso tempo. L’atmosfera principe è quotidiana, fatta di una routine intima e casalinga, tra tisane salutari, letture e dialoghi con il parroco del paese, Don Catellino (Fulvio Cauteruccio).  L’immagine stanca, composta e ripetitiva di questo trio, però, subirà una rinascita grazie all’arrivo di un giovane, Ferdinando (Francesco Roccasecca). La briosità, l’allegria e la spontaneità del ragazzo, farà riaffiorare le passioni e le voluttuosità del trio, coinvolto in un intrigo politico e amoroso.

L’abito scenografico, lungo e ancorato al letto di una stanca baronessa, verrà abbandonato e rimpiazzato da un abito succinto e provocante. La noia verrà rimpiazzata dall’amore, i dialoghi aspri e pungenti si degraderanno fino a rivelare e rispecchiare l’evolversi e la risoluzione dell’opera.

Ferdinando riesce a regalare una visione onirica e allo stesso tempo fotografica delle emozioni umane di quattro personaggi, uniti da vendette, bramosie sessuali e odi che escludono la morale mostrandosi nel loro essere, che è soffocato e insito in ognuno di noi.