Al Teatro Manzoni di Milano riprendono oggi le repliche dello spettacolo Piccoli Crimini Coniugali, debuttato con successo lo scorso giovedì 28 marzo e del quale vi avevamo già parlato nel nostro articolo di presentazione e a cui vi rimandiamo per altre info su cast, trama, prezzi ed orari.
Nella pièce di Schmitt, che Michele Placido non solo di dirige ma interpreta con a fianco Anna Bonaiuto si focalizza, come spesso accade nei testi di questo e altri autori, un tema sulla famiglia o meglio sul rapporto di coppia, intravedendola come fosse “un’associazione a delinquere” che tende all’annullameto del partner e che tal volta, in rapporti malati, questo “istinto” arriva fino al punto in cui uno dei due o anche entrambi abbiano ad assumere atteggiamenti che possono trasformarli in un potenziale assassino.
Tutto, nel rappporto di coppia, è teso a conoscere l’altro ma non sempre per plasmarsi e compensarsi come dovrebbe essere, bensì per assumerne il controllo della sua vita, soffocarlo/a e raggiungere, solo apparentemente, una vita tranquilla. Ma se un dei due emerge nei confronti dell’altro, che non accetta l’atteggiamento egemonico, ecco venir fuori l’istinto “assassino”.
Non è a caso che teatro, cinema e tv trovano una vera fonte inesauribile di ispirazione nei problemi di coppia, attingendo a piene mani per farne drammi, commedie brillanti e noir, ma anche parodie cabarettistiche in cui tutti riescono bene o male a riconoscersi.
La storia narrata da Schmitt, si innesta perfettamente in quest filone e se la perdita di memoria che colpisce il marito (Michele Placido), causata da una caduta dalla scala a chiocciola, sia vera o falsa lo scoprirete da soli o forse mai, perchè di questo rimarrà sempre il dubbio.
Certo è che Marco, il personaggio maschile, uno scrittore affermato e autore del libro Piccoli crimini coniugali, come viene fuori chiaramente dai dialoghi, non è molto apprezzato dalla moglie Lisa, interpretata da Anna Bonaiuto. In questo libro lei intravede la realtà del suo rapporto coniugale e rimane profondamente offesa.
Il sipario si apre e ci ritrova in un grande ed elegante soggiorno in cui la scala a chiocciola, protagonista dell’incidente, è al centro della scena e la coppia rientra a casa dall’ospedale. La moglie si da molto da fare a mettere a sua agio il marito che non ricorda più chi sia esattamente ma soprattutto ripete di non ricordarsi di quella casa.
Poi segue tutto un dialogo sdrucciolevole come fosse un pericoloso gioco dove non è chiaro il vero e il falso, la verità e la finzione. A tratti le parti s’invertono e si fa fatica a capire chi sta giocando sporco approfittando di questo casuale incidente domestico.
Lei, con pazienza tenta di ricostruire la vita del marito ricordandole aneddoti che lui non ricorda più, ma si ha la sensazione che questi interventi sulla psiche e sui ricordi della memoria di Marco tendano più a ricostruire e formare un uomo a sua misura, a suso e consumo. Lisa dipinge Marco come era prima dell’incidente, e afferma fosse un uomo non geloso, che non usciva mai di casa da solo e che volentieri l’accompagnasse per lo shopping: un quadro alquanto improbabile per un uomo normale.
Lui, sembra far finta di aver perduto la memoria e cerca di portare la moglie sul suo terreno di gioco, cercando di scoprire la verità su diverse cose sulle quali ha nutrito dei dubbi.
Si ha più che l’impressione che entranbi sanno e dicono di non sapere, ma nascondano all’altro delle cose e giocano a nascondino perchè hanno in mente un loro piano.
Vengono fuori le paure e i timori nascosti ed, egoisticamente, cercano di ottenere certezze che vanno oltre in senso di amore ed il trasporto verso l’altro, ma ognuno di loro si assicura una serena sopravvivenza, forse in vista di un’età che avanza.
Qui scatta il dubbio, e si intuisce qualcosa dai dialoghi e dai gesti, se veramemte l’uomo sia caduto dalla scala o sia stata la donna a colpirlo alle spalle causandogli il trauma.
Se ne deduce che la vita matrimoniale non è sempre quella della Mulino Bianco che vediamo negli spot pubblicitari, ma può essere un inferno in cui ci sia molta crudeltà da entrambi le parti. Dove la bella frase “Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” rimane una bella frase da manuale e nulla più.
I due interpreti recitano bene i lori ruoli e sono convincenti e strappano al pubblico più di qualche sorrriso e commento che sfocia in applausi scroscianti a fine spettacolo.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.