La Purezza e il compromesso, lo spettacolo che racconta la vita – recensione

Si è concluso  questa sera al Teatro Franco Parenti di Milano, lo spettacolo “LA PUREZZA E IL COMPROMESSO” già presentato nel nostro precedente articolo a cui vi rimandiamo per altre info sulla trama, il cast e le altre date del tour.

LA RECENSIONE
Quanto resiste la purezza nel vortice della povertà, della discriminazione, della degradazione?

Questa domanda rimane nel cuore degli spettatori che osservano le dinamiche di personaggi rappresentativi di realtà socio economiche del passato e del nostro presente.

Ambientazione metropolitana (omaggio a Testori e il suo “Ponte della Ghisolfa”): una periferia cittadina, tanto essenziale, quanto desolata, parla di prostituzione, di dipendenze emotive e non, di omosessualità, di imbrogli, di false promesse… nell’eco continua di rumori di guerra e di orrori. Il regista Paolo Trotti sposta 4 attori: Stefano Annoni (Rocco) e Michele Costabile (Simone), Paul Gautieri (manipolatore per profitto personale) e Margherita Varricchio (Nadia, l’amore passionale o romantico). Ognuno ha una realtà da affrontare, da solo e nel rapporto con gli altri 3. Niente è un caso, ma il diretto risultato di scelte fatte o subite.

Rocco (suona familiare a “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti), simbolo dei valori ricevuti dalla famiglia e dalla vita sociale del suo paese d’origine, dove desidera tornare, malgrado il cuore ferito e pieno di delusione; vuole un lavoro, unico mezzo per inserirsi come identità riconosciuta. Simone, esprime la presunzione dell’immigrato che, rinnegando ciò che lo ha visto crescere, cerca il guadagno “facile” tramite incontri di pugilato, spesso guidati dalle scommesse truccate per il tornaconto del suo agente senza scrupoli e senza chiarezza di orientamento sessuale.

Lo scontro supera i possibili punti di incontro e confronto tra i due fratelli: 2 mondi, 2 percezioni, 2 percorsi diversi e agli antipodi. Il lavoro li separa e li unisce, dopo che anche Rocco cede alla persuasione del denaro dedicandosi alla boxe… la purezza perde i colpi… come vendere la propria forza, il proprio corpo: i due fratelli per il pugilato, Nadia per ricavare il denaro della sopravvivenza con la prostituzione. Lei si dondola su una altalena, specchio della sua doppiezza: donna maledetta con Simone; donna amabile, capace di cambiare, di lasciare la strada e trovare un lavoro come commessa per amore di Rocco. La sua biancheria intima, esposta come stesa ad asciugare, senza riservatezza e pudore; si può toccare e violentare senza permesso o delicatezza.

Nadia sarà contesa, strappata in due, lacerata nei sentimenti e privata delle poche certezze raggiunte nel rifugio di Rocco. Non apparterrà a nessuno… neanche a se stessa.

Cosa è cambiato dai tempi dei nostri italiani immigrati negli Stati Uniti o in Argentina o in Germania nel secondo dopoguerra, rispetto a tutti coloro che osserviamo attraverso i media? Alcuni riescono a trovare un luogo e un tempo di lavoro, casa e famiglia; altri annaspano in un mare di sordità sociale… altri non ce la fanno… abbandonano … forse tornano da dove sono arrivati. Gli eventi che si ripetono fanno la storia!

Definirlo “spettacolo” è riduttivo… E’ vita, guardata e partecipata perché conosciuta. Per tutti coloro che sanno guardare la realtà con occhi diligenti. Dopo, nessuno potrà dire: “Non lo sapevo”!