L’odio, un sentimento diffuso anche ai tempi del covid e come un virus miete vittime

Quando ai tempi del primo lockdown ci ritrovammo tutti relegati in casa a vivere una nuova esperienza che le nostre generazioni non conoscevano, spesso si sentiva dire che ne saremmo usciti tutti migliori, perchè avremmo avuto di più il senso della solidarietà e ci avrebbe  spinto ad amarci, come mai prima era successo.

Ora, dopo mesi e mesi di questa spiacevole esperienza, nessuno è diposto ad affermare più cose del genere, proprio perchè nessuno ci crede alla luce di quello che è il vissuto di ognuno e di quello che si può vedere e, a volte, toccare con mano. Bisogna invece constatare che si è diventati più egoisti, più chiusi in se stessi, più impegnati a trovare un minimo di “normalità” all’interno delle proprie case, dal momento che la vita sociale è limitata al massimo e, in gran parte, prende forma sui social attraverso la tastiera di un telefono o di un pc,  dove è facile crearsi una falsa personalità, che non riflette minimamente la realtà.

Quindi tutto è rimasto come prima se non peggio e i nostri rapporti, financhè quelli all’interno della famiglia più o meno allargata e del parentado, sono scivolati nell’indifferenza fino ad arrivare all’odio, che neanche l’atmosfera delle feste natalizie appena trascorse sono riuscite a diluire. Si, perchè nel nostro tempo non è difficile coltivare questo sentimento, anzi pare che si stiano diffondendo delle vere centrali dell’odio su scala planetaria, in quanto alcune idee, alcuni valori non trovano più ostacoli per contrapporsi a valori positivi, tutti protesi come siamo a ricostruirci un futuro che non vediamo oltre la nebbia dell’incertezza.

Ma torniamo all’odio, Che cosè questo sentimento?

L’odio, dice il dizionario Treccani, è il “sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui”. Questo veleno che rode l’anima ed il corpo ha attraversato da sempre tutte le civiltà e per esso sono stati compiuti i più orribili misfatti. L’odio, che porta alla disgregazione dell’essere sotto tutte le forme fa soffrire chi lo coltiva e non è vero che sia un’eccezione. Infatti, sono rare o forse non esistono affatto persone che non hanno in se stesse il germe dell’odio, ma per fortuna sono anche tanti quelle che sanno correggersi ed hanno la forza di guarire da questa orribile malattia morale.

Talvolta l’odio è un impulso istantaneo che si esplica in minacce e può finire con un delitto, ma in tal caso si esaurisce subito dopo. Talvolta invece alcune forme di odio sono molto più complicate e difficili da guarire perché derivano da una vera e propria decadenza morale.

E’ altresì da considerare che anche in coloro che sono incapaci di fare del male e che hanno la forza di vincere l’impulso malvagio, esiste un certo sentimento complicato, fatto di gelosia, di rivalità, di astio, di intolleranza, che si potrebbe riassumere con queste parole del La Rochefeucauld: “vi è sempre nella disgrazia dei nostri migliori amici qualche cosa che non ci dispiace”. Ed è da questo sentimento di odio latente che bisogna guarire per non rimanere avvelenati.

Generalmente l’uomo astioso che odia, non da prova di un’elevata intelligenza; la mente forte, l’uomo di carattere, sa apprezzare e giudicare ed anche perdonare se qualcuno lo offende. Potrà non dimenticare, ma non penserà né desidererà il male altrui. Chi odia è, inevitabilmente odiato, per cui l’uomo che non sa perdonare, trascorrerà anche una vita infelice, poiché non proverà mai la gioia sublime di sentirsi amato per le proprie qualità.

Una riflessione perenne su questo pensiero deve essere l’esercizio di colui che si sente predisposto a odiare. Chi prova rancore per qualcuno in seguito ad un’offesa, o per pura malignità, reciti prima a se stesso l’eterno “non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso”, rifletta sul fatto di cosa questo sentimento determina in lui, lo evisceri, lo analizzi in ogni suo aspetto, e faccia un accurato esame di coscienza, chiedendosi come avrebbe agito lui stesso nel medesimo caso. Poi esamini attentamente, severamente le conseguenze che, presumibilmente, possono derivare da questo suo sentimento e, se sarà sincero, si accorgerà che saranno per lui più dannosi di quelli che il suo odio possa portargli di vantaggio, non solo, ma probabilmente riuscirà a comprendere la sproporzione del suo sentimento rispetto ciò che lo ha provocato.

Non appena si prova la prima repulsione verso qualcuno bisogna imporsi un atteggiamento opposto, senza indecisione, così immediatamente, sforzandosi di essere anzi più accogliente, più gentile verso colui che crediamo di dover odiare.

Non è questa una diminuzione di dignità, ma un atto doveroso per il quale l’umanità buona ci saprà essere riconoscente, perché il contrario di odio è amore, quindi chi saprà distruggere l’odio in se stesso non può che portare agli altri un tributo d’amore.

La vera bontà umana consiste in questo, giacché l’odio comprende anche il giudizio quasi crudele delle azioni altrui, mentre nessuno di noi si trova in grado di poter giudicare con tanta autorità da non trovare nell’anima una ragione di compatimento. Ogni uomo ha in se qualche corda che può dare delle vibrazioni armoniose e dolci. Perché condannarlo alla punizione di essere odiato per qualcosa che forse è più in noi che in lui. E perché esporci ad essere disprezzati per questa nostra acredine? Non solo, ma perché dare all’anima nostra questo continuo perenne dolore inguaribile malore che certo può condurre alla disperazione.

Ricordiamoci le parole di Gesù: “Signore perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ogni volta che le ingiustizie ci feriscono, costringiamo la nostra anima alla riflessione, chiudiamo le orecchie ai cattivi consigli e riflettiamo anche che ogni rappresaglia non fa che trascinarci dietro nuovi dolori. Ci diranno che questa è la bontà dei santi, può darsi, ma ogni creatura di carattere ha in se tutti gli elementi per divenire un esempio di bontà e di proficuo sacrificio.