Roma, novembre 2021 – Solo in Italia sono circa 200mila le persone affette da spondiloartrite, malattia infiammatoria cronica articolare. La patologia, colpisce sia gli uomini che le donne, anche se sembra progredire più velocemente negli uomini. Può sorgere prima dei 40 anni e i primi campanelli di allarme da non sottovalutare, troviamo dolori e rigidità articolari, mal di schiena, limitazioni nei movimenti e problemi della colonna vertebrale, del bacino o del collo.
«È una malattia che può presentarsi in età giovanile, e che colpisce in misura maggiore il sesso maschile, coinvolgendo, anche le donne», sottolinea Gilda Sandri, reumatologa presso l’AOU Policlinico di Modena ed ex Vicepresidente CReI. «Tra le forme associate alle spondiloartriti, oltre alla psoriasi e alle malattie infiammatorie intestinali, come la malattia di Crohn, un altro organo interessato è l’occhio. Se non trattato in modo corretto, si può anche arrivare a una perdita. Per questo, è importante la collaborazione anche tra reumatologi e oculisti. Il campanello di allarme più comune è il manifestarsi di una uveite, infiammazione di un’area della mucosa pigmentata interna all’occhio», prosegue Gilda Sandri.
Quali sono i campanelli di allarme da non sottovalutare? «Esistono alcune manifestazioni cliniche molto importanti che all’esordio possono essere appunto un campanello d’allarme. Un esempio può essere: un ragazzo con una lombalgia, cioè con un mal di schiena, che si manifesta soprattutto al mattino, con dolore e rigidità presenti al momento del risveglio, con conseguente fatica per il paziente nello scendere dal letto. Condizione che migliora, fino a scomparire durante le ore del giorno. Così come nel caso della manifestazione oculare e infiammazioni articolari, o i versamenti a un ginocchio, o la tumefazione di un polso. Un’altra condizione da non sottovalutare e che richiede un consulto con un reumatologo sono le cosiddette dita a salsicciotto che possono essere a livello delle mani o dei piedi», continua Gilda Sandri.
Consigli? «Sarà il reumatologo di riferimento a dare il giusto consiglio, dopo aver effettuato una visita. Per questo, è importante promuovere la figura del reumatologo, perché le terapie ci sono, e sono efficaci. Infine, è giusto mantenere uno stile di vita sano, svolgendo attività fisica quotidiana commisurate alle esigenze del singolo, un toccasana per migliorare la funzionalità articolare», conclude Gilda Sandri.