Teatro Leonardo Milano: ‘Scateniamo l’inferno’… eccome se lo scatenano!

L’immagine retorica e consolidata nel pensiero di eserciti di studenti di un Dante complesso e noioso scompare, per lasciare spazio al desiderio di correre insieme ad Andrea Robbiano (docente da poco entrato in ruolo) e Antonio Rosti (simil-bidello o collaboratore scolastico che dir si voglia).

Per altre notizie sullo spettacolo, vedi il nostro articolo di presentazione.

In un’aula professori, in attesa dell’inizio delle lezioni, l’inferno dantesco transita da una semplice lettura, enfatica in alcuni tratti e noiosa in altri, a un rap cantato, fino ad arrivare a Paolo e Francesca del secondo cerchio dei lussuriosi.

Qui avviene l’innesto di termini completamente sconosciuti a Dante: skippare e shippare. Il primo esprime il desiderio degli studenti di “passare oltre, lasciar perdere” una lezione noiosa; il secondo dà vita a un sospetto che la storia d’amore tra Paolo e Francesca possa essere soltanto il frutto di un gossip, al pari di un attuale meccanismo di “tranello metropolitano”. Non mancano altri riferimenti allo slang giovanile, con un caso di dissing tra Dante e Filippo Argenti (V cerchio, tra gli iracondi), riportato nelle parole della canzoni di Caparezza. Nonostante Filippo non risponda, Dante lo riconosce e pronuncia contro di lui parole di disprezzo e condanna. Argenti risponde “dissando” … “Nessun rima, nessuna tenzone, nessun poema può incutere timore alla pari di una mazza chiodata”.

Entusiasmanti, Robbiano e Rosti, intraprendono un confronto serrato: insegnamento tradizionale o ricerca del sensazionale per trattenere gli studenti sul pezzo, senza dormire sul banco?

Si apre un nuovo sipario: la paura di un insegnante inesperto e la fermezza di un “quasi – bidello” che non vuole svendere un materiale di prima scelta come il testo dantesco, ma farlo assorbire dalla mente e dal cuore degli studenti, come se fosse la digestione di un ottimo ragù.

… Musica di sottofondo, aula professori come location… Inizia lo sconvolgimento dell’inferno!

Valeria Cavalli e Claudio Intropido fanno fluire, attraverso la recitazione straordinaria, un “gioco di specchio riflesso”: alla narrazione dantesca puntigliosa, fa eco un fatto contemporaneo; come comprendere meglio di così??

La selva oscura con le tre belve, lonza (e non è un taglio di carne di maiale!), leone e lupa che impediscono a Dante di uscire dalla selva oscura e raggiungere un colle illuminato dalla luce: tre peccati che precludono all’uomo la possibilità di raggiungere la luce della grazia divina.

Una carrellata attraverso i gironi dell’inferno incontrando peccati e peccatori, presentati lì e ritrovati qui in mezzo a noi.

La recitazione si trasforma in una danza di parole sempre più ritmica: il ruolo della cultura che sopravvive anche se aggredita dalla violenza mediatica; il godimento delle proprie ricchezze a discapito degli altri; l’inganno, l’eresia, fino all’incontro con lucifero, conficcato nel centro della terra nel punto più lontano da Dio, immerso fino al busto nel lago ghiacciato di Cogito. Lucifero è l’origine di ogni male, maciulla con le fauci dei suoi tre volti i tre peggiori traditori: Giuda (traditore di Gesù), Cassio e Bruto (traditori di Cesare).

Aggrappandosi alle costole pelose di Lucifero, Dante, accompagnato da Virgilio, lascia l’inferno e noi con loro.

Non mancano l’insegnamento etico e la proposta di lasciare le condizioni contrarie, a costo di scalare il male che viviamo.

Finalmente un Dante alla portata di tutti. Come per Leopardi di “Fuori misura” sempre con Andrea Robbiano, la presenza in sala di giovani e ragazzi, apre alla speranza che nulla vada perduto… Che, come dice il caro bidello, chi insegna la passione, oltre alla letteratura, lascerà una eredità nel cuore degli studenti, una sensibilità che farà da scudo contro le influenze del lassismo e della frenesia del tempo senza valori.

Ottimo spettacolo, adatto a tutti. Andate! Il finale vi riserverà una sorpresa gradita.