Ha debuttato ieri 28 febbraio 2023 sul palco del teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano lo spettacolo ‘𝗟𝗮 𝗠𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗘𝘃𝗮‘, di e con Stefania Rocca liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018.
Per altre informazioni sullo spettacolo vedi il nostro articolo di presentazione.
LA RECENSIONE
Di solito, una recensione termina con il consiglio di andare a vedere uno spettacolo; consiglio più o meno caldeggiato in relazione a quanto si è ricevuto, sentito, vissuto e per la soddisfazione tecnica e scenica.
Ma in questo caso si parla di altro. Definirlo “spettacolo” è riduttivo: è vita, interiore ed esteriore; è un viaggio partendo da qualcosa di conosciuto e non accettato a qualcosa di sconosciuto e immisurabile. E’ la tragica apertura verso ciò di cui sentiamo parlare con superficialità: gender, transgender, fluidità di genere… E’ cool, fa tendenza, è controcorrente. Si tocca il dolore di un figlio/a nel sentirsi “in una prigione di genere” a cui non appartiene, la sorda incapacità di reagire, la domanda ricorrente “Se Dio, che è Dio, ti ha creato così, donna o uomo e non donna e uomo…”
Come si può semplicemente consigliarlo? E assolutamente da sperimentare… Sì perché non si rimane spettatori distanti ed egocentrici (chiusi nella propria soddisfazione o meno), ci si allea in parte con i genitori spinti violentemente in una gestione surreale, in parte con Eva e non più Eva, figlia e non più figlia.
Stefania Rocca, regista e protagonista, madre-opponente e madre-accettante, occupa un palcoscenico che gira vertiginosamente attorno ai suoi sentimenti, al suo desiderio di essere madre, alla derisione delle amiche per esserlo diventata e alla sua creatura, amata, coccolata, cresciuta e poi… persa nel suo stato di nascita. E lì, fuori dalla camera operatoria, in attesa di incontrare colui che era Eva e che sarà Alessandro.
Nel mezzo i tempi, i luoghi, le persone che hanno fatto storia in questa famiglia. La tecnologia ci regala i loro ologrammi: un nonno materno (Diego Casale), grande, fermo, serio nella sua autorità genitoriale , che ripete “le passerà… impediscilo” (allude alla trasformazione di genere) e si sgretola davanti a noi nel dolore di ciò che vive come una perdita in senso assoluto; un papà (Francesco Colella) che attenua ciò che i suoi occhi vedono e non accettano, che piange chiuso in un bagno/rifugio per quella bimba tenera e affettuosa, da accarezzare. Un medico (Vladimir Aleksic) cinico di professione che enuncia il da farsi, come la scaletta di un programma non umano: isterectomia totale, mastectomia totale, tutto definitivo, irreversibile… La psicologa (Selene Demaria), vicina e interagente con Eva, ma troppo severa con quei genitori che vedono l’arrogante decisione della figlia manifestarsi pubblicamente, fino ad arrivare a superare ogni possibile ombra di femminilità. Risuona in tutti coloro che lo sentono: “Sono stata zitta, sono stata in silenzio, ho taciuto”… ripetuto più volte, quasi a sfuggire da responsabilità decisionali e non decisionali. L’urlo interiore ci assorda e fa eco in una grotta di sentimenti inespressi perché sconosciuti… amore, odio, disprezzo.. e ancora desiderio di un abbraccio per non lasciare andare via Evaaaaa. Lo sentiamo questo abbraccio come se l’avessimo dato/ricevuto!!
Ogni ambiente è racchiuso in un perimetro luminoso: sigilla un momento, un attimo fuggente, che non vorremmo lasciasse traccia. Colpi di luce si allargano per non bloccare l’evoluzione della storia (grazie a Francesco Vignati) e le musiche incisive e profonde accompagnano lo scandire degli eventi (Luca Maria Baldini).
Stefania Rocca, donna, madre, moglie, figlia, introspettiva, colpevole e innocente… ogni ruolo è suo; nella pacata trasmissione dei fatti incide una pietra miliare in questo tempo di confusione generazionale. Si emoziona, e noi con lei, ha voce tremante e acuti rabbiosi; genera approvazione e comprensione nei suoi sogni, indicati come profezie inascoltate. Ma non è sola: accanto a lei c’è Eva (Bryan Ceotto), esplosiva, lucida, risoluta. Non più Eva, ma Alessandro. Non lo ferma neanche la normativa italiana contraria alla sua trasformazione; indaga, cerca vie d’uscita dalla trappola che tiene serrato in un mondo inaccettabile. La paura, l’orrore di un ciclo mestruale discriminante e l’incubo di essere lì; la rabbia contro la madre che scappa nel silenzio dello sconosciuto e che vorrebbe punire sul piano dei sentimenti.
La risposta è a Belgrado, dove ci sarà la svolta… Quale? E’ possibile saperlo? La trappola sarà davvero aperta?
Ormoni, ferite dentro e fuori, valori, comunicazione, nomi, aggettivi… Tutto scorre su un nastro per mostrarsi come realizzabile.
Un elemento chiude questi tempi di travaglio e parto: l’amore che fa accettare, che non abbandona e che resiste all’oltraggio della vita. Questa madre non mollerà neanche al risveglio, nel momento in cui la storia prende un finale… Lieto?? Chi può dirlo!!
L’abbraccio tra i 2 protagonisti alla fine, carica di applausi riempie il nostro cuore, già provato e consapevole.
Grazie a Matteo Forte di ‘Stage Entertainment’, per averlo portato al Teatro Lirico di Milano
Dopo Milano, la Madre di Eva andrà in scena a Roma: Teatro Parioli il 27 e il 28 marzo e l’11 e il 12 aprile al Parco della Musica.
Per informazioni, contattare le due linee dedicate:
INFOLINE 020064081 – Tasto 1 per Teatro Nazionale – Tasto 2 per Teatro Lirico
SMS o WhatsApp 345.3677167
Biglietti: a partire da 4o euro