IL NODO con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna è un pugno nello stomaco, tra verità e suspense – recensione

Lo spettacolo IL NODO, della giovane drammaturga statunitense Johnna Adams, con la regia di Serena Sinigaglia, ha debuttato questa sera al  Teatro Carcano di Milano  e replicherà fino al 9 marzo.  A dare corpo all’intenso testo troviamo  in scena Ambra Angiolini e Arianna  Scommegna, le quali si cimentano in un intenso confronto su temi delicati e prepotentemente attuali, come il bullismo e omosessualità.

Per altre notizie sullo spettacolo, date, orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.

LA RECENSIONE
Il testo originale è il “Gidion’s Knot” di Johnna Adams che ha debuttato al Festival di Teatro Contemporaneo Americano di Shepherdstown nel 2012. Da allora ha già avuto molti allestimenti in giro per gli Stati Uniti.

Nel 2013 l’autrice, per questo testo, è stata segnalata dalla Steinberg/American Theatre Critics Association. Le due protagoniste portano nella traduzione italiana un testo molto intenso, struggente e d’impatto.

Non è totalmente comprensibile a primo ascolto, a volte non si capisce dove voglia andare a parare ed è per questo che risulta quasi irritante. È un testo poetico, rabbioso, che viene dalle viscere del dolore.

La giornata di colloquio genitori/insegnanti si sta per concludere. Heather, maestra di scuola elementare, sta finendo di correggere dei compiti quando la porta dell’aula si apre e compare Corryn, la madre di Gidion, uno degli alunni di Heather. Sin dalle prime battute s’intuisce che tra le due donne la tensione è alta. Corryn è venuta a pretendere delle spiegazioni: Heather ha sospeso Gidion per qualcosa che ha fatto ma di cui Corryn non è a conoscenza. E’ sua madre, ha il diritto di sapere!

Heather è reticente, esita, divaga, è evidente che vorrebbe rimandare quel colloquio, ma Corryn insiste, non ha nessuna intenzione di andarsene. L’insegnante tenta di farla ragionare: dopo quello che è successo, lei dovrebbe stare in famiglia; Gidion è morto solo ieri sparandosi sotto il mento.

Dettagli crudi vengono esposti dalle protagoniste in questo enorme conflitto dettato dall’impotenza: genitori e insegnanti a supporto dei più fragili.  Qui, infatti, sarebbe troppo semplicistico parlare di bullismo poiché il racconto lascia più domande che risposte, indaga e non giudica (o almeno ci prova). La questione riguarda più l’ascolto, l’assenza di comunicazione, la presenza assenza di figure solide per i giovani.

La scena è scarna ma assolutamente vivida: un’aula di scuola che si inerpica su una collina di battaglia. Banchi e sedie come trincee mentre le due donne si muovono su una scacchiera immaginaria, in cui ci si studia per poi attaccare. La scenografia risulta molto forte, come i silenzi studiati alla perfezione, come la bravura delle due attrici.

Tra il pubblico in platea, una scolaresca delle medie, presumibilmente, che durante lo spettacolo hanno potuto osservare (tra una chiacchiera e l’altra) momenti troppo difficili per la loro età: da non esperto ma da grande lettore, se potessi dare un consiglio ai docenti sarebbe quello di parlare di bullismo partendo da testi più semplici e comprensibili. Qui un link dell’UNICEF che parla proprio di questo argomento: https://www.unicef.it/media/come-parlare-a-tuo-figlio-del-bullismo-consigli-per-genitori/

Il nodo di cui si parla è quello gordiano, che non puoi districare se non tagliandolo di netto.

La metafora del titolo è dunque molto chiara: aggiungerei che a volte la pazienza, l’attenzione e la prevenzione, possono aiutare ad ammorbidire la corda e intravedere spazi di azione per sciogliere, definitivamente, anche il nodo più ostinato