Dal 12 al 16 aprile, in occasione di miart e Milano Art Week 2023, nello spazio LoroMilano (via Ugo Bassi 32), Flavio Favelli presenta Le macchine, un progetto speciale realizzato in collaborazione con Francesca Minini e con il supporto della Fondazione Pietro e Alberto Rossini.
Tre grandi opere scultoree che hanno come soggetto l’automobile, idolo e simulacro del nostro tempo, occuperanno per cinque giorni i 1000 mq dello spazio espositivo.
L’artista è intervenuto su tre diversi modelli di auto (una Jaguar, una BMW e una Fiat 500) utilizzando pittura a smalto e inserti di lamiera. Spogliate dei loro attributi fino alla crudezza, “investite” e rivestite di immagini, le tre automobili si trasformano in oggetti snaturati e conturbanti, in aggregazioni di segni e di visioni.
Gran Gala è una scocca dipinta di una Jaguar XJ6 x300 del 1996, appartenuta ad una celebre cantante italiana, il cui telaio, nudo e crudo, senza nemmeno un grammo di altri materiali, è dipinto con un motivo razzle-dazzle, in uso nella Prima Guerra Mondiale. Il razzle-dazzle era un sistema di camuffamento caratterizzato da linee intersecanti e figure geometriche, impiegato per confondere l’osservatore e rendergli arduo percepire la distanza, la velocità e le dimensioni di un oggetto in movimento, ad esempio una nave militare.
Serravalle è una BMW 316 del 1983, interamente dipinta. La pittura è l’atto finale di un processo durato diversi mesi: l’intera carrozzeria dell’auto è stata ricoperta da centinaia di adesivi originali degli anni ’70, ‘80 e ’90 precedentemente attaccati sopra una pellicola adesiva. La pellicola è poi stata gradualmente asportata per essere ricomposta su un pannello (esposto in mostra). Man mano che la “pelle” di adesivi veniva rimossa, l’immagine degli adesivi è stata replicata tale e quale sulla carrozzeria. La pittura è quindi la “copia dipinta” di quegli stessi adesivi.
Prussia è una Fiat 500 degli anni Settanta, di colore blu scuro, ridotta all’essenziale: tolti i vetri, i finestrini e i fanali, dell’auto rimane una sorta di residuato-scheletro, in cui tutti i “buchi” sono stati successivamente occultati, stagnati e tamponati con altre lamiere trovate.
Scrive Flavio Favelli:
Ho un rapporto ambiguo coi motori, sono presenze fantasmagoriche.
Considerando che l’auto è cosa cruciale da più di un secolo, non sono tanti gli artisti che l’hanno usata come oggetto per un’opera d’arte.
Se si escludono il Futurismo, César, Andy Warhol… fino alla famosa serie BMW Art Cars, tutt’ora in auge, le opere d’arte che considerano l’automobile, soprattutto in Italia, dove i motori hanno una grande tradizione, non sono molte.
L’automobile è una protesi del genere umano.
Siamo nati con le auto e moriremo con le auto.
Queste scatole di lamiera sono grandi bagagli di immagini che accompagnano la nostra esistenza.
Nella lingua corrente si è sempre usato la parola “macchina”, non auto. Siamo sempre andati in macchina, nella “cosa” forse più seducente dopo le armi da guerra.