Lo spettacolo “Mistero Buffo 50″ scritto dagli indimenticabili Dario Fo e Franca Rame è stato in scena, purtroppo per una sola replica, al Teatro Lirico di Milano lo scorso 22 marzo, dove è tornato dopo trent’anni, mantendendo la stessa regia originale di Fo. A rappresentarlo, sul palco del rinnovato teatro restituito alla città da poco tempo, non poteva che essere Mario Pirovano, considerato l’erede artistico dello scomparso premio Nobel.
Per altre notizie sullo spettacolo vedi il nostro articolo di presentazione.
LA RECENSIONE
Mistero Buffo, spettacolo nato dalla creatività di quello che è stato un attore-autore immenso: Dario Fo. Ideato da lui stesso nel 1969 e ricco di innumerevoli edizioni in seguito, è un montaggio di scene giullaresche, ricostruite liberamente sulla scia di storici materiali d’archivio di spettacolo, tenute insieme da un racconto quasi didattico.
Mistero Buffo è stato studiato per essere anche interazione viva col pubblico, per farci sentire storie popolari in un linguaggio misto fra narrativa, dialetto pagano e grammelot, <<un papocchio di suoni […] che è in grado di trasmettere, con l’apporto di gesti, ritmi e sonorità particolari, un intero discorso compiuto >> (Fo, 2000)
Meravigliosa è stata la performance di Mario Pirovano, attore della Compagnia Teatrale Fo Rame. Pirovano ha saputo, alla piena età di 72 anni, sostenere egregiamente l’intera performance di due ore di spettacolo, trasmettendoci un’incredibile forza attoriale, un’indiscutibile capacità mimica, una vocalità divertentissima ed estremamente variegata, facendo onore a Dario Fo ed al suo meraviglioso ricordo.
Il pubblico in sala ha colto il gancio di ogni battuta, dalla più sottile alla più irriverente, senza trattenersi dal lasciarsi andare a fragorose risate di gruppo.
È incredibile la forza esercitata da Mistero Buffo nel trattare le tematiche più disparate, tenendo viva la cultura popolare, quella cultura che appartiene al nostro sangue e che mai dovremmo lasciare in secondo piano, quella cultura che sarebbe un sacrilegio dimenticarsi, quelle vicende che hanno fatto la nostra storia di popolo e che, con ironia rispettosa, ne ricordano anche la sofferenza.
Dopo aver visto Mistero Buffo si esce dal teatro riflettendo, donando pensieri a quelli che sono stati i punti del discorso toccato da Pirovano e, precedentemente da Fo, in mezzo a quel pubblico tanto amato e di cui hanno saputo molto scaldarne il cuore, accedendoci la domanda del se, davvero, in tutti quei secoli di storia, qualcosa sia veramente cambiato o se le fatiche del popolo siano, alla fin fine, sempre le stesse.
CURIOSITA’
Mistero Buffo: un titolo rubato da Fo a Mayakovsky, a una composizione da costui creata nel 1918 e qui, forse, comprendiamo il perché di questa ispirazione nel titolo; Majakovsky scrisse, infatti <<In futuro, tutte le persone che eseguono, presentano, leggono o pubblicano Mistero Buffo, dovrebbero cambiarne il contenuto, rendendolo contemporaneo, immediato, aggiornato >>.
Si tratta di due testi differenti che portano però lo stesso titolo. Un’opera che esorta alla rappresentazione della contemporaneità. E, forse, proprio per questo motivo tale titolo è stato scelto da Fo. E non sarà un caso che l’obiettivo sia rendere il contenuto aggiornato come così ha saputo egregiamente fare Mario Pirovano, rendendoci così partecipi e immedesimati in quelle lontane storie di giullari e di Zanni.