Cuore di Cactus di Antonio Calabrò: spettacolo-lettura con Fausto Russo Alesi, il 2 maggio al Teatro Parenti di Milano

Martedì 2 maggio, ore 21,15
Teatro Franco Parenti
Cuore di cactus
di Antonio Calabrò
interpretazione e regia Fausto Russo Alesi
produzione Teatro Franco Parenti
Tratto dal romanzo Cuore di cactus, di Antonio Calbrò, ed. Sellerio

 

In occasione dei cinquant’anni del Teatro Parenti e a trent’anni dalla chiusura di quello straordinario giornale che fu «L’Ora», torna a teatro, martedì 2 maggio alle ore 21,15, al Teatro Parenti, lo spettacolo-lettura Cuore di Cactus, di Antonio Calabrò, con letture di Fausto Russo Alesi e musiche di Giuseppe Vitaletti.

Il testo è tratto dal libro Cuore di Cactus, di Antonio Calabrò, pubblicato da Sellerio.

Cuore di Cactus è la storia di un italiano: un tentativo di fare i conti con il proprio tempo, con l’impegno professionale e culturale, con il ruolo «di uno che se ne va». E tra ricordi privati e grandi fatti di attualità, scorre il ritratto di un paese in cambiamento.

‘Ma allora, si emigra davvero per sempre? Probabilmente, non si emigra mai. Se non altro, non si emigra da sé stessi. O forse è proprio sbagliato il termine, emigrare’. Non è del tutto esatto che il giornalista affermato che ha scritto questo libro era soltanto emigrato da Palermo; la sua emigrazione era stata anche la ricerca imperiosa di un altrove, di una diversa misura di mestiere e di vita. Non più giovanissimo, dopo un quindicennio di impegno di punta nel glorioso giornale «L’Ora» negli anni del più intenso lavoro antimafia, l’addio di Antonio Calabrò era maturato nell’agosto del 1985 il giorno dell’uccisione dell’amico commissario Ninni Cassarà, per non dover essere testimone, ancora una volta, dei vuoti rituali in cui la città espugnata inghiottiva il messaggio dei suoi migliori servitori del pubblico interesse. Perciò il ritorno, in queste pagine, con la mente e con il ricordo, non è la nostalgica memoria dei momenti magici nella città com’era, ma è l’analisi documentata, severa, appassionata, delle ragioni che lo avevano spinto alla emigrazione-esilio; ragioni private in cui si riverbera, riflessa nelle tappe di una biografia civile, la grande disgregazione di una metropoli meridionale, il suo destino storico. Un’analisi sorretta anche dal confronto e dal contrasto con il giornalismo e le strutture produttive trovate nella grande città del Nord in cui l’autore lavora da allora: una distanza professionale ed esistenziale che gli ha offerto l’opportunità di ripensare a «quella» Sicilia e riflettere sia sulle sue difficili possibilità di sviluppo, sia, perché no, sulle sue positività.

Per quindici anni, all’alba di ogni mattino, sono andato a lavorare in un piccolo, povero, orgogliosissimo e grande giornale. «L’Ora». Arrivava in edicola all’inizio del pomeriggio ed era una rottura di scatole per la maggior parte della città: pochi l’apprezzavano e lo sostenevano, moltissimi lo detestavano e lo temevano. Quel giornale, noi che ci lavoravamo, lo amavamo con profonda passione’.

Antonio Calabrò, autore e direttore della Fondazione Pirelli

‘Cuore di Cactus, la sua versione teatrale, il suo adattamento, torna in scena per una sera in un’occasione importante come l’anno dei festeggiamenti per il compleanno di un teatro: il Teatro Franco Parenti di Milano.

E quindi prima di ogni altra cosa auguri con gioia e di cuore.

Festeggiare un Teatro vuol dire festeggiare la vita, la vitalità, il pensiero critico, la comunicazione e lo stare insieme per comprendere momento per momento chi siamo e dove stiamo andando.

Questo spettacolo che riproponiamo in forma di lettura nasceva 12 anni fa da un’intuizione di Andrée Ruth Shammah che mi propose di provare a costruirne un mio punto di vista. E io ne fui subito conquistato e iniziai a dialogare con Antonio Calabrò, con  le sue parole e con la sua storia di giornalista e di quel grande giornale che è stato L’Ora (purtroppo chiuso da 30 anni), con il suo vissuto di siciliano ma anche, con tutte le differenze, con il mio.

Un incontro emozionante!

Cuore di Cactus è un diario in pubblico, la voglia di fare bilanci, di pensare, di esporsi, di riconoscere e riconoscersi e di farlo insieme a chi ascolta. La storia che racconta Antonio Calabrò è personale ma è anche collettiva: quarant’anni di Storia italiana, le nostre radici, l’esigenza della formazione, l’importanza dei Maestri, la necessità di un’informazione autentica e la voglia di lottare per un mondo più umano e di opporsi a ciò che invece è la distruzione di ogni umanità. E da qui la domanda che accende il conflitto di tutta la narrazione: partire o restare?

Rileggere “Cuore di Cactus” oggi, vuol dire per me continuare a fare i conti col passato, vuol dire non dimenticare, vuol dire non rinunciare al nostro contributo a cercare bellezza in un dialogo serrato tra pubblico e privato, un dialogo dove il potere delle parole sia capace di sprigionare domande, emozioni, speranze, riscatti, responsabilità, empatia e civiltà. 

Far rivivere le parole di Cuore di Cactus e di Antonio Calabrò anche solo per una sera, accompagnato dalla partitura musicale di Giovanni Vitaletti, riascoltare i suoi sentimenti e le sue istanze è ancora oggi una forte emozione e un atto d’amore nei confronti della mia terra piena di contraddizioni.

Ed è metaforicamente parlare di una Sicilia come un Sud universale, sapendo bene che le malattie sono di un intero paese e il bisogno di costruire, un sentimento umano’.


Fausto Russo Alesi
Ingresso Biglietto TFP cortesia 5€
Info e biglietteria
Biglietteria
via Pier Lombardo 14
02 59995206
biglietteria@teatrofrancoparenti.it