Il Guerriero di Capestrano, icona culturale e simbolo della Regione Abruzzo, continua a far discutere. Il celebre manufatto, rinvenuto nel 1934, è al centro di una polemica che coinvolge Alessio Consorte, regista e giornalista, e la professoressa Oliva Menozzi, direttrice del Centro di Ateneo di Archeometria e Microanalisi dell’Università D’Annunzio.
Consorte, autore del film “Il Guerriero mi pare strano”, critica aspramente alcune dichiarazioni scientifiche della professoressa Menozzi, che ha recentemente affermato l’autenticità della statua basandosi sulla presenza di ossalati sulla sua superficie. Secondo la Menozzi, questi depositi, visibili in punti specifici come il mento, impiegherebbero circa 2.000 anni per formarsi, confermando così la vetustà del manufatto.
“La tipologia di patina conferma l’autenticità del Guerriero,” ha dichiarato la Menozzi, citando il lavoro del geologo romano Silvano Agostini e sottolineando i problemi legati all’aggressione degli ossalati sulla statua al momento della scoperta.
La Replica di Alessio Consorte
Alessio Consorte non ha tardato a rispondere, mettendo in dubbio la validità scientifica di tali affermazioni e afferma: “Le dichiarazioni relative alla datazione degli ossalati sono infondate e del tutto inattendibili“, precisando anche: “poichè gli ossalati non possono essere datati. La professoressa Menozzi dimentica di dire che gli studi sulla presunta presenza degli ossalati sul mento del guerriero si basano esclusivamente sull’analisi di una foto risalente al 1936 “. (vedi pagina 34 del progetto ARS, ndr)
Consorte aggiunge che le analisi condotte finora si basano esclusivamente su una fotografia del 1936, come documentato nel progetto ARS. “Ad oggi, non esistono documenti scientifici pubblicati che dimostrino la presenza di ossalati risalenti a 2.000 anni” continua il regista, criticando anche la Direzione Regionale dei Musei Abruzzo per aver rilanciato dichiarazioni prive di solide basi scientifiche.
Tali dichiarazioni, che scientificamente hanno un valore pari a zero, sono state oltremodo rilanciate sui social dalla Direzione Regionale dei Musei Abruzzo, mentre il Ministero, ad oggi, non ha ottemperato alla sentenza del TAR Pescara, non avendo ancora esibito i documenti ufficiali XRF che ha dichiarato di possedere,” tuona Consorte.
“Per parlare di ossalati, la professoressa Menozzi avrebbe dovuto pubblicare dati scientifici utilizzando tecniche come la diffrazione a raggi X (XRD), la spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR) o la spettroscopia Raman. Queste metodologie, scientificamente valide, avrebbero confermato la presenza di ossalati. Tuttavia, per procedere alla loro datazione, sarebbe stata necessaria un’analisi al carbonio-14 (C-14) in caso di compresenza di materiale organico oppure, nel caso di ossalato di calcio inorganico, tentare la datazione tramite C-14 utilizzando la spettrometria di massa con acceleratore (AMS, acronimo di Accelerator Mass Spectrometry). Ma questa è un’altra storia”, conclude il regista.
Un Caso Ancora Aperto
Il dibattito intorno al Guerriero di Capestrano resta acceso, con opinioni contrastanti tra studiosi e autorità culturali. Mentre la statua continua a essere un simbolo dell’Abruzzo, emergono interrogativi sul suo passato, che richiedono ulteriori approfondimenti scientifici, che ne attestino l’autenticità.