Le Nuvole di Amleto di Eugenio Barba al Teatro Menotti: in prima nazionale, un’arena di emozioni dedicate ai giovani senza futuro

«Il teatro, con la sua storia e le sue tecniche, è un fiume. Anche senza volerlo, se tu ci entri dentro, ne esci bagnato».
Eugenio Barba

Dal 7 all’11 maggio 2025 il Teatro Menotti di Milano si trasforma radicalmente per accogliere il nuovo, intensissimo lavoro  di Eugenio Barba e dell’Odin Teatret.

In prima nazionale assoluta, lo spettacolo – sottotitolato Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro –  non è solo teatro, ma rito, spazio politico e memoria in atto, capace di rompere la quarta parete e restituire al pubblico l’eco di una domanda urgente: cosa lasceremo ai nostri figli?

L’allestimento scenico sorprende fin dall’ingresso. La storica sala del Menotti è stata trasformata radicalmente in un’arena con soli 150 posti,  per accogliere il pubblico disposto sui due lati, immerso in una dimensione rituale e partecipativa. Uno spazio essenziale ma densissimo, che si fa palcoscenico condiviso dove azione, canto e simbolo si intrecciano in un flusso continuo,  quasi a entrare fisicamente nella materia drammaturgica, nel lutto, nella riflessione e nel dubbio.


Barba porta in scena un Amleto non come tragedia elisabettiana, ma come eco politica e poetica della perdita, legata alla figura storica di Hamnet, figlio di Shakespeare morto prematuramente, e lo trasforma in una dichiarazione di amore e rabbia per una generazione senza futuro. Il sottotitolo parla chiaro: “Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro”. Il lavoro è potente proprio perché si allontana dalla narrazione convenzionale per abbracciare un linguaggio scenico astratto, simbolico, che si fa corpo, canto, suono e gesto.

L’Amleto di Barba non cerca risposte, ma spalanca interrogativi: vendetta o compassione? Eredità o rottura? Memoria o oblio?

In scena sei attoriperformerquattro donne e due uomini — tra cui gli storici volti del gruppo come Julia Varley e Else Marie Laukvik – compiono una prova d’insieme densa e stratificata,  dando vita a una narrazione che scavalca il tempo e le forme canoniche.

Tra recitazione intensa, danze rituali e canti popolari danesi, musiche folk eseguite dal vivo con pochissimi strumenti – un violino, due flauti e un tamburello – i performer trasportano lo spettatore in un universo sospeso, in cui il testo shakespeariano viene smontato e ricomposto per interrogare il presente. Il tutto con un uso simbolico degli oggetti scenici, semplici eppure evocativi, a suggerire azioni e conflitti interiori più che illustrarli, capaci però di tratteggiare l’intero paesaggio emotivo della Danimarca antica e del teatro di memoria.

I costumi, curati dallo stesso Odin Teatret, sono sobri ma evocativi: tessuti grezzi, tonalità terrose, accessori che si fanno oggetti scenici simbolici, utilizzati con sapienza per costruire azioni, evocare presenze, rendere visibile l’invisibile. Tutto è ridotto all’essenziale, ma nulla è lasciato al caso: dalla luce, disegnata con precisione da Stefano Di Buduo, ai video, che non distraggono ma amplificano i silenzi, i bui e i non detti.


Il punto più alto dell’operazione non è solo teatrale, ma politico.
In una società in cui il futuro sembra costantemente rinviato o negato, Le Nuvole di Amleto si fa elegia e monito: i fantasmi del passato non sono solo padri da vendicare, ma giovani da salvare. È un teatro che rifiuta il consolatorio e chiede, con forza, di prendere posizione.

Eugenio Barba, tra i massimi innovatori del teatro del Novecento, si conferma anche in questo lavoro come maestro del dubbio: il suo Amleto non è una risposta, ma una domanda aperta sul nostro tempo e sulle nostre responsabilità, perchè “la vita è l’arte degli incontri“.


“Le Nuvole di Amleto” è uno spettacolo che non si lascia spiegare, ma si vive. Non c’è linearità, né rassicurazione narrativa. C’è il respiro collettivo del teatro nella sua forma più pura. E c’è il gesto radicale di un maestro come Barba, che dopo sessant’anni di ricerca continua a farsi domande e a trasformare le scene in luoghi di resistenza poetica.


Sono 21 le scene che compongono l’intero spettacolo, l’ultima delle quali si conclude così:
William Shakespeare ringrazia gli spettatori:
Io, William Shakespeare, terminai la tragica storia di Amleto, principe di Danimarca, il 14 agosto del 1601. Narra la vicenda di un padre che impone al figlio di uccidere per vendicarlo. Lo spettacolo  piacque a sua maestà la regina Elisabetta ed al nobile pubblico del Globe Theatre. Oggi (data del giorno della rappresentazione) ci auguriamo che anche gli spettatori qui presenti accolgano la recita dell’Odin Teatret con benevolenza e favore.

INFO:
Le Nuvole di Amleto

Cast: Antonia Cioaza, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley 
Disegno luci e video Stefano Di Buduo 
Consulente film Claudio Coloberti 
Costumi Odin Teatret  
Spazio scenico Odin Teatret
Direttore tecnico Knud Erik Knudsen 
Assistenti alla regia Gregorio Amicuzi e Julia Varley 
Testo, drammaturgia e regia Eugenio Barba
Testo Eugenio Barba e citazioni dall’Amleto di William Shakespeare
Produzione Tieffe Teatro, Odin Teatret, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Foto: Annalisa Gonnella e Francesco Galli

Dopo Milano lo spettacolo sarà:
Dal 14 al 18 maggio all’Arena del Sole di Bologna
Dal 2 al 4 giugnoe alla Biennale di Venezia 

BIGLIETTERIA
PREZZI
• Intero – 32.00 € + 2.00 € prevendita
• Ridotto over 65/under 14 – 16.00 € + 1.50 € prevendita
• Abbonamento Menotti Card 4 ingressi €60, 8 ingressi €110

TEATRO MENOTTI
Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 0282873611 –  biglietteria@teatromenotti.org

ORARI BIGLIETTERIA
Dal lunedì al sabato dalle ore 14.00 alle ore 18.30, dalle 19.00 alle 20.00 solo nei giorni di
spettacolo
Domenica ore 14.30 | 16.00 solo nei giorni di spettacolo
Acquisti online: https://www.teatromenotti.org/evento/le-nuvole-di-amleto.aspx
ORARI SPETTACOLI
Dal martedì al sabato ore 20
Domenica ore 16.30
Lunedì riposo