L’Acqua Tofana’ al Teatro ‘Manzoni di Roma: il veleno come unica via, tra storia, giustizia e ribellione

Ieri il Teatro Manzoni di Roma ha accolto il pubblico per una serata carica di tensione emotiva e intensità storica con lo spettacolo “L’Acqua Tofana – mogli avvelenatrici nella Roma del ‘600”. Un progetto teatrale ambizioso e raffinato, che ha saputo trasformare una vicenda storica poco nota in un affresco teatrale potente, elegante e profondamente umano.

Al centro della scena, la figura enigmatica di Giulia Tofana, considerata una delle più celebri avvelenatrici della storia, diventa simbolo e pretesto per raccontare un universo femminile soffocato dalla violenza, dal potere maschile e dalla legge. L’Acqua Tofana – un veleno subdolo e inodore, che agiva lentamente e lasciava poche tracce – si trasforma qui in metafora di una ribellione silenziosa e disperata.


Una regia misurata che lascia spazio alla parola
La regia – sobria ma efficace – ha optato per una messa in scena essenziale, in cui la parola e il corpo degli attori sono al centro. Un uso sapiente delle luci e del suono ha delineato con precisione l’atmosfera cupa e ambigua della Roma del Seicento, un tempo in cui la superstizione si mescolava alla scienza, la religione al crimine, l’amore alla condanna.

Non c’è stato bisogno di scenografie elaborate: bastava una sedia, un velo nero, un’ombra proiettata sul fondale per evocare una cella, un confessionale, una camera da letto o una sala di tortura. La forza del racconto era tutta nelle parole e negli sguardi.

Interpretazioni straordinarie al servizio della memoria
Le interpreti hanno incarnato con straordinaria sensibilità le protagoniste di questa storia: donne comuni, troppo spesso dimenticate dai libri di storia, costrette a vivere in gabbie dorate o in povertà estrema, sempre sotto il giogo del potere maschile. Attraverso una tessitura narrativa che alternava momenti corali a confessioni intime, lo spettacolo ha restituito dignità a queste voci sommerse.

Una menzione speciale merita il monologo centrale – uno dei momenti più toccanti della serata – in cui una donna racconta con lucidità e dolore la propria decisione di avvelenare il marito, non per vendetta ma per sopravvivenza. Un passaggio di teatro altissimo, che ha lasciato la sala in un silenzio denso, rotto solo da un applauso lungo e commosso.

Una riflessione che va oltre la storia
Nonostante la precisa ambientazione storica, “L’Acqua Tofana” è uno spettacolo profondamente contemporaneo. Il tema del controllo sul corpo femminile, della violenza domestica, della giustizia negata e del coraggio di ribellarsi risuona oggi con forza rinnovata. La pièce ha il merito di parlare al presente senza mai forzare parallelismi, lasciando che sia lo spettatore a tracciare il filo tra passato e presente.

Un teatro necessario
“L’Acqua Tofana – mogli avvelenatrici nella Roma del ‘600” è più di uno spettacolo: è un atto di restituzione. Restituzione di memoria, di voce, di dignità a figure storiche troppo spesso ridotte a mere criminali, senza interrogarsi sulle condizioni che le hanno spinte a compiere atti estremi.

È un esempio raro di teatro civile e storico, capace di unire rigore documentario, eleganza formale e coinvolgimento emotivo. Uno spettacolo che educa senza essere didascalico, che emoziona senza cadere nella retorica, che denuncia senza urlare.

Con “L’Acqua Tofana”, il Teatro Manzoni di Roma conferma la sua vocazione a ospitare progetti culturali di qualità, che sanno parlare alla coscienza collettiva e affrontare il passato con lucidità e passione. Uno spettacolo imperdibile per chi ama il teatro che interroga, che emoziona, che scuote.

Teatro Manzoni  Roma
Via Monte Zebio 14, Roma
Lunedì 26 maggio ore 19.00
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA E CENTRO TEATRALE ARTIGIANO
Presentano
L’ACQUA TOFANA
MOGLI AVVELENATRICI NELLA ROMA DEL ‘600
di MARINA PIZZI
regia di SILVIO GIORDANI
con
ANGIOLA BAGGI (Giovanna De Grandis)
MARIA CRISTINA GIONTA (Gerolama Spana)
MADDALENA RIZZI (Maria Spinola)
LAURA MAZZON (Francesca Floris)
LUCA NEGRONI (Narratore)
EMILIANO OTTAVIANI (Inquisitore)
Musiche Stefano De Meo
Costumi Sorelle Ferroni