Dal 29 maggio al 19 giugno 2025, presso la Galleria Art Studio San Lorenzo (Via Urbano III, 4 – Colonne di San Lorenzo, Milano), Antonio Schiavano presenta la sua nuova mostra personale: Riflessioni Fotomorfiche. Un viaggio visivo ed emotivo che invita a leggere l’anima dietro l’immagine, dove ogni spettatore può decidere fino a che profondità addentrarsi per cercare emozioni.
Il vernissage del 29 maggio ha attirato un folto pubblico di amici, appassionati e addetti ai lavori. A introdurre la mostra, Riccardo Marcialis con una domanda amletica: «Artista si nasce o si diventa?», per poi affermare che il compito dell’artista è ispirare, far vibrare qualcosa in chi osserva. Sottolineava anche l’importanza della spiritualità nel processo creativo, parlando della mostra come di un luogo dove “la bellezza urla”.
Protagoniste dell’esposizione sono le due collezioni The Beauty and the Bane e Dysmorphia, tappe di un percorso di rottura e liberazione artistica. Dopo anni di fotografia pubblicitaria – dove “si diventa scanner di idee altrui” – Schiavano ha scelto la strada opposta: “Ho voluto strappare le regole”, dice. Le sue opere non si guardano attraverso una porta, ma attraverso uno specchio deformante, capace di riflettere stati d’animo come la sofferenza, l’abbandono, la fragilità emotiva.
Con quella che l’artista definisce “foto lenta”, ogni scatto si allontana dalla frenesia digitale per assumere un ritmo interiore, quasi meditativo. Non si tratta più di catturare un istante, ma di abitare il tempo dello scatto, lasciando che l’immagine maturi come un pensiero, come una memoria che affiora lentamente. È una fotografia che richiede presenza, ascolto, contemplazione. Una fotografia che non si limita a mostrare, ma che interroga, che scava, che espone la vulnerabilità del soggetto – e quella dell’autore.
Il processo creativo non termina con lo scatto. Anzi, comincia davvero solo dopo. Le immagini vengono sottoposte a un intervento fisico e materico, lavorate a mano con oli, vernici, materiali abrasivi, in un dialogo diretto tra superficie e significato. Ogni segno, ogni graffio, ogni stratificazione cromatica è parte di un linguaggio simbolico che rompe l’illusione della perfezione fotografica. Schiavano trasforma la fotografia in oggetto pittorico, irripetibile, vivo. L’opera non è più una semplice stampa, ma un corpo vulnerabile e mutevole, come quello umano, come l’emozione che vuole rappresentare.
In questo gesto di alterazione manuale, luce e ombra diventano strumenti di introspezione visiva. Non servono più a costruire il volume o a esaltare la forma, ma a rivelare l’invisibile, a far emergere le fratture, le resistenze, le tracce di una presenza interiore. È una fotografia che non vuole rassicurare, ma disvelare. Che non offre una sola verità, ma molteplici strati di senso, accessibili solo a chi ha il coraggio di guardare oltre l’immagine.
In The Beauty and the Bane, l’estetica viene decostruita e la bellezza idealizzata messa in discussione. È una critica profonda all’omologazione visiva, al culto del corpo levigato e delle apparenze. Con Dysmorphia, l’artista esplora invece la distorsione del sé: i corpi sembrano dissolversi, come riflessi nell’acqua, simboli della nostra identità liquida e frammentata.
Il risultato di questo percorso artistico è un impatto emotivo profondo e stratificato, che travalica il dato estetico per toccare corde interiori spesso inesplorate. Le opere di Schiavano non chiedono semplicemente di essere guardate, ma di essere vissute, sentite, attraversate. Ogni immagine è come uno specchio incrinato: non restituisce un riflesso nitido, ma frammenti, zone d’ombra, squarci di luce che mettono in discussione le certezze visive e identitarie dello spettatore.
Questa complessità percettiva apre a una pluralità di interpretazioni, nessuna definitiva, tutte legittime. Le fotografie non impongono un messaggio, ma suggeriscono molteplici sentieri da percorrere – emotivi, simbolici, psicologici – a seconda della propria storia, sensibilità o del momento in cui si osservano. Non c’è una sola lettura possibile, perché ogni sguardo genera una nuova narrazione, ogni osservatore diventa parte attiva dell’opera stessa.
In questo senso, l’arte di Schiavano si fa spazio intimo e meditativo, una soglia che ognuno può decidere se oltrepassare oppure no. C’è chi si ferma alla superficie – colpito dalla forza visiva, dalla qualità cromatica, dalla composizione – e chi invece sceglie di andare oltre, di lasciarsi coinvolgere in un’esperienza più intensa, in un dialogo silenzioso con l’immagine. È qui che l’opera diventa scoperta: di sé, degli altri, del tempo presente.
Alla fine, ciò che Schiavano offre non è una risposta, ma un campo aperto di possibilità. L’arte come verità, non assoluta ma personale, fragile, mutevole. Una verità che ognuno è chiamato a cercare a modo proprio, senza istruzioni, ma con lo sguardo e il cuore disposti ad accogliere.
Il percorso dell’artista
Antonio Schiavano è un fotografo e artista visivo con un solido background nella fotografia beauty. Ha collaborato con importanti brand internazionali nel settore della cosmetica, sviluppando una visione estetica precisa e raffinata. Ma proprio da questo mondo, ha sentito il bisogno di staccarsi per dar voce a un linguaggio più autentico, più profondo. Oggi la sua ricerca si muove tra fotografia, pittura e installazione, tra costruzione e rottura, alla ricerca di nuove forme di bellezza.

Mostre recenti e in programma
Negli ultimi anni, Schiavano ha partecipato a fiere e collettive di rilievo, tra cui:
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(un)fair 2024 – Superstudio Maxi, Milano
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UNFORGETTABLE – Hub/Art, Milano
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Lucca Art Fair 2024 – Real Collegio, Lucca
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Festival OFF Arles 2024 – Arles, Francia
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COLORS vintage&FUTURE – Museo della Seta, Como
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The Beauty and the Bane – Spazio 53, Voghera / Con/Temporary Spaces, Torino
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Milano Art Week 2025 – Binda 19, Milano
Tra le prossime esposizioni:
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Risonanze – OnArt Gallery, Firenze (26 aprile – 3 maggio 2025)
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The Phair – Photo Art Fair – OGR Torino (8-11 maggio 2025)
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Il Silenzio delle Ombre – Palazzo Nervegna, Brindisi (20 luglio – 10 settembre 2025)
“Riflessioni Fotomorfiche” oltre che una mostra è un invito a leggere con altri occhi, a lasciarsi attraversare dalla potenza dell’immagine. Le opere di Antonio Schiavano non cercano approvazione, ma risposte interiori. O forse nuove domande. In un tempo in cui tutto è superficie, lui ci ricorda che la bellezza, quella vera, sa ancora urlare.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.