La Pinacoteca Divisionismo di Tortona annuncia con orgoglio l’ingresso nella propria collezione permanente dell’opera Maestra di scena. Ritratto della signora Adalgisa Maffi (1910), realizzata da Umberto Boccioni in uno dei momenti più significativi della sua carriera. L’acquisizione si affianca a un’altra importante novità: Il cammino dei Lavoratori (1898-1899) di Giuseppe Pellizza da Volpedo, esposto a partire da novembre 2024.
Due opere cruciali che raccontano il passaggio dal divisionismo alle avanguardie del Novecento, in un percorso museale sempre più ricco e dinamico.
Maestra di scena di Boccioni: la transizione verso il Futurismo

Realizzato nel 1910 e presentato nello stesso anno alla storica personale di Boccioni a Ca’ Pesaro a Venezia, Maestra di scena. Ritratto della signora Adalgisa Maffi rappresenta un momento chiave nell’evoluzione stilistica dell’artista, segnando il delicato equilibrio tra la fase tardo-divisionista e le prime istanze futuriste. L’opera si configura come un autentico “ponte” tra due epoche: da un lato, raccoglie la lezione di maestri come Gaetano Previati, con cui condivide l’attenzione per le vibrazioni luministiche e il valore evocativo della luce; dall’altro, anticipa le tensioni dinamiche che diverranno centrali nel Futurismo, attraverso una costruzione compositiva che rompe con la staticità accademica del ritratto tradizionale.

La figura della maestra di scena, Adalgisa Maffi, è restituita in primo piano con una presenza monumentale, resa ancor più incisiva da un uso del colore che non si limita all’effetto ottico, ma si fa veicolo di introspezione psicologica. Le pennellate, minute e articolate, definiscono non solo i volumi ma anche gli stati d’animo, evocando quell’intensità emotiva che richiama il pathos nordico di artisti come Edvard Munch. Il volto assorto, lo sguardo concentrato, la posa quasi sacrale restituiscono la complessità del soggetto, mentre lo sfondo, appena suggerito, accentua l’isolamento della figura, sottolineando la centralità del personaggio femminile come presenza teatrale e mentale.
L’opera, pur rimanendo formalmente ancorata al linguaggio divisionista, ne estremizza i limiti espressivi, trasformando la tecnica in strumento di visione interiore. È proprio in questa tensione tra resa percettiva e significato simbolico che si coglie il momento di passaggio: un Boccioni ancora legato alla ricerca ottico-analitica dei suoi esordi, ma già proiettato verso una concezione energetica e dinamica dell’immagine. Questo ritratto, quindi, non è solo un documento biografico o un omaggio a un’amica e figura della scena culturale milanese, ma un manifesto silenzioso della trasformazione che porterà Boccioni a riscrivere i codici della modernità pittorica.
L’opera segna una svolta nella poetica dell’artista milanese, che proprio da questi esperimenti approderà di lì a poco al Futurismo, movimento di cui sarà uno dei fondatori.
Pellizza da Volpedo: il cammino che porta al Quarto Stato
Esposto dallo scorso novembre alla Pinacoteca del Divisionismo di Tortona, Il cammino dei Lavoratori (1898-1899) rappresenta uno degli snodi fondamentali nel processo creativo che porterà Giuseppe Pellizza da Volpedo alla realizzazione de Il Quarto Stato, capolavoro della pittura sociale italiana. Tuttavia, questo studio preparatorio travalica la funzione di semplice bozzetto per assumere una propria autonomia formale e concettuale: non solo anticipa motivi iconografici e compositivi dell’opera definitiva, ma restituisce con immediatezza la tensione morale e civile che anima l’intera poetica dell’artista.

La composizione serrata mette in scena una massa compatta di uomini, donne e bambini che avanzano come un unico corpo, un flusso umano che sembra emergere direttamente dal piano della tela verso lo spettatore. In questo senso, Il cammino dei Lavoratori è già portatore di una forza scenica e teatrale straordinaria, dove ogni gesto, ogni sguardo è carico di consapevolezza collettiva. La scelta dell’ocra calda che pervade l’intera scena contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, in cui la luce non è solo elemento naturalistico ma simbolo di speranza, di riscatto, di futuro.
A colpire è la profondità espressiva dei volti, scolpiti con delicatezza e attenzione quasi fotografica, ma sempre filtrati da una visione idealizzata, capace di fondere realismo e allegoria. È in questa capacità di rendere l’universale attraverso il quotidiano che si coglie la forza del realismo simbolico di Pellizza: non un semplice documento della questione sociale dell’epoca, ma un’opera che interpreta e sublima le istanze del suo tempo attraverso una sintesi formale di rara potenza.
In Il cammino dei Lavoratori, il movimento non è solo fisico ma profondamente storico ed etico: un’umanità dolente e dignitosa che si muove con passo lento e determinato verso un orizzonte di giustizia. È un’opera che, pur nella sua natura di studio, riesce a condensare la visione utopica di Pellizza e a restituire il senso di un’epoca in fermento, sospesa tra sofferenza e progresso, in una delle rappresentazioni più iconiche e toccanti del divisionismo a sfondo sociale.
Un museo d’eccellenza tra storia, tecnica e innovazione
Con le recenti acquisizioni di Maestra di scena di Umberto Boccioni e Il cammino dei Lavoratori di Giuseppe Pellizza da Volpedo, la Pinacoteca del Divisionismo di Tortona consolida il proprio ruolo di riferimento nazionale e internazionale per lo studio e la valorizzazione di uno dei movimenti più innovativi della pittura italiana tra Otto e Novecento. Queste opere non solo arricchiscono il patrimonio del museo, ma rappresentano due vertici espressivi di quell’evoluzione linguistica che dal naturalismo ottocentesco conduce, attraverso il filtro del divisionismo, alla nascita delle avanguardie storiche.
Il percorso espositivo, già strutturato secondo criteri museologici all’avanguardia, si fa ora ancora più completo e articolato, offrendo ai visitatori l’opportunità di seguire un itinerario coerente e suggestivo attraverso le molteplici anime del divisionismo: le sperimentazioni luministiche di Segantini, la denuncia sociale di Morbelli e Longoni, i paesaggi intrisi di poesia di Nomellini, la spiritualità simbolista di Previati, fino alle ricerche proto-futuriste di Balla e Boccioni. In questo contesto, le due nuove acquisizioni agiscono come poli concettuali: da un lato, il radicamento etico e civile di Pellizza; dall’altro, l’apertura dinamica e modernista di Boccioni.

Destra: Giovanni Segantini, La Raccolta del Fieno, 1888-1889
Il museo custodisce oggi 145 opere di 59 artisti, testimoniando la straordinaria vitalità e varietà del divisionismo in Italia. Una sezione d’eccellenza è riservata a Giuseppe Pellizza da Volpedo, con ben 27 opere (di cui 19 attualmente esposte), che costituiscono il più vasto nucleo esistente in una singola collezione pubblica. Questa attenzione non è casuale: Tortona e il suo territorio rappresentano la culla ideale per comprendere l’arte di Pellizza, non solo come pittore, ma come intellettuale attento ai temi del progresso, della giustizia sociale e della luce come metafora del pensiero.
La Pinacoteca non è solo uno spazio espositivo, ma un progetto culturale in costante crescita, capace di dialogare con le istanze del presente e di raccontare, attraverso la pittura, il passaggio dall’Ottocento positivista al tumulto delle avanguardie. Un museo che custodisce la memoria e alimenta la ricerca, offrendo una visione profonda e plurale di un movimento che ha saputo coniugare rigore tecnico e tensione ideale.
Un progetto culturale nato dal territorio

Nata nel 2001 grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, la Pinacoteca è l’esito di un lungimirante progetto di raccolta e valorizzazione del patrimonio artistico del territorio. Tra Milano e Torino, culla del primo dibattito sul divisionismo, il museo ha saputo coniugare rigore scientifico e accessibilità, proponendosi come punto di riferimento per studiosi, appassionati e famiglie.
Il nuovo allestimento tematico accompagna il pubblico attraverso un viaggio immersivo tra le diverse anime del movimento: dalla denuncia sociale al misticismo, dalla sperimentazione ottica all’anticipazione del Futurismo.
Sebastiano Di Mauro nasce ad Acireale (CT) nel 1954 dove ha vissuto fino a circa 18 anni. Dopo si trasferisce, per brevi periodi, prima a Roma, poi a Piacenza e infine a Milano dove vive, ininterrottamente dal 1974. Ha lavorato per lunghi anni alle dipendenze dello Stato. Nel 2006, per strane coincidenze, decide di dedicarsi al giornalismo online occupandosi prima di una redazione a Como e successivamente a Milano e Genova, coordinando diverse redazioni nazionali. Attualmente ha l’incarico di caporedattore di questa testata e coordina anche le altre testate del Gruppo MWG e i vari collaboratori sul territorio nazionale.