Bari, 23 giugno 2025 – Dopo oltre tre decenni di esposizione all’amianto durante il suo servizio come tecnico Telecom, il Sig. F.V., oggi 82enne, un ex dipendente ottiene finalmente giustizia. Il Tribunale di Bari ha riconosciuto la natura professionale della patologia contratta, condannando l’INAIL a erogare la rendita prevista per legge. Una sentenza significativa che riaccende i riflettori sulle condizioni di lavoro nel settore delle telecomunicazioni e sulla lunga battaglia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori esposti a sostanze nocive.
Una decisione importante che restituisce giustizia a un uomo colpito da placche pleuriche calcifiche bilaterali, contratte dopo anni trascorsi in ambienti contaminati, privi di strumenti di protezione, a stretto contatto con fibre di amianto.
Per oltre tre decenni, il Sig. F.V. ha operato come coordinatore di tecnici, con mansioni di controllo e collaudo nella rete telefonica, maneggiando materiali coibentati con amianto nella sede della società telefonica a 50 metri dallo stabilimento Fibronit di Bari, noto per la produzione di manufatti in cemento amianto.
Oltre alla contaminazione ambientale, il lavoratore è stato esposto direttamente a fibre aerodisperse durante ispezioni, sopralluoghi e operazioni tecniche, senza alcun presidio di sicurezza individuale.
Inoltre, come molti suoi colleghi, ha utilizzato per anni un telo ignifugo contenente amianto crisotilo, fornito dall’azienda per proteggere materiali durante le saldature: un uso quotidiano che ha aggravato l’esposizione a quella che oggi è definita una “fibra killer”.
Nel 2020, dopo il rifiuto dell’INAIL alla sua richiesta di riconoscimento, F.V. si è rivolto alla giustizia, assistito dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che commenta: “Questa sentenza è l’ennesima conferma di quanto l’amianto abbia devastato la vita di migliaia di lavoratori, impiegati per decenni in ambienti insalubri e senza tutele adeguate pagandone le conseguenze sulla propria pelle. Il caso del Sig. F.V. dimostra come l’esposizione professionale sia stata per anni sottovalutata, quando non del tutto ignorata, da istituzioni e datori di lavoro. Ora agiremo anche per ottenere il risarcimento dei danni e la maggiorazione della pensione INPS.
L’amianto non è solo un’eredità del passato: è una ferita ancora aperta nella storia del lavoro italiano. Continueremo a denunciare, assistere, e soprattutto a chiedere giustizia per tutte le vittime. È tempo che venga riconosciuta pienamente la responsabilità collettiva e istituzionale di questa tragedia silenziosa. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di sicurezza, ma anche a verità, dignità e risarcimento.”
L’ONA prosegue la sua attività di assistenza attraverso il sito ufficiale www.osservatorioamianto.it e il numero verde 800 034 294.