Massimo Ranieri incanta Milano: emozioni, sogni e tre generazioni unite in un solo applauso

Il concerto di Massimo Ranieri, andato in scena ieri sera al TAM Teatro Arcimboldi di Milano (e annunciato da queste pagine la scorsa settimana), ha confermato una volta di più la forza magnetica di un artista capace di attraversare i decenni con la stessa intensità del primo giorno. Il teatro era gremito fino alla terza galleria, con un pubblico festoso e trasversale per età: nonni, figli e nipoti seduti fianco a fianco, uniti da un repertorio che continua a emozionare intere famiglie.

Prevalentemente femminile la platea, come spesso accade ai concerti di Ranieri, perché a 74 anni portati con energia contagiosa, l’artista conserva un fascino intramontabile e quella capacità unica di catturare il cuore delle donne.

Non a caso, nel corso della serata, ha ricordato con ironia e tenerezza di aver dedicato circa 300 canzoni all’amore, sui più di 1500 brani che compongono la sua lunga carriera. «Spero ancora nel colpo di fulmine ogni giorno», ha confessato sorridendo, legando la sua dichiarazione al titolo del tour: Tutti i sogni ancora in volo.

Un viaggio tra ricordi, aneddoti e grandi maestri

Lo spettacolo, ideato e scritto da Edoardo Falcone e dallo stesso Ranieri, prodotto da Marco De Antoniis, è un racconto appassionato dei 55 anni di carriera di un artista che ha saputo reinventarsi senza mai tradire se stesso. Tra una canzone e l’altra, Ranieri ha condiviso con il pubblico aneddoti gustosi e momenti di memoria viva: i maestri incontrati lungo il cammino, da Giorgio Strehler a Bruno Lauzi, da Pino Donaggio a Ivano Fossati, fino ai riferimenti più contemporanei come Tiziano Ferro, a testimoniare la sua curiosità e apertura alle nuove generazioni.


In uno dei momenti più divertenti, ha ricordato la nascita del suo nome d’arte: prima di diventare Massimo Ranieri, infatti, aveva tentato con un improbabile “Gianni Rock”, che lui stesso commenta con ironia: «Per uno che non ha mai cantato una canzone rock, non poteva durare a lungo!».

L’attore che canta: interpretazioni da brividi

Chi conosce Ranieri sa che non è solo un cantante, ma un attore con la voce di un tenore popolare. Ogni parola, ogni sillaba dei suoi brani diventa racconto e interpretazione, in un continuo scambio di emozioni col pubblico. La sua forza sta proprio qui: nel vivere la canzone come un testo teatrale, nel trasformare ogni nota in una piccola scena da palcoscenico.

E così, mentre intona classici come Vent’anni, Erba di casa mia, Perdere l’amore o Se bruciasse la città, Luna Rossa,  Ranieri regala emozioni autentiche, di quelle che restano nel tempo, a differenza di «certe canzoni moderne, destinate a essere dimenticate prima che finisca la stagione».

La scaletta: tra classici e nuove emozioni


Il concerto ha alternato brani storici e nuove interpretazioni, in un percorso che ha toccato tutte le sfumature del suo repertorio:
Vent’anni, Lasciami dove ti pare, Tutte le mie leggerezze, Se bruciasse la città, Pigliate ’na pastiglia, Lettera di là dal mare, Tra le mani un cuore, Asini, Rose rosse, Di me, di te, Perdere l’amore, Erba di casa mia e molte altre.

Il pubblico si è trasformato più volte in un coro unico e potente, tanto che Ranieri ha scherzato: «Uscendo dal teatro lasciate i vostri recapiti, così se avrò bisogno di un coro per i prossimi concerti, vi chiamo!».

Una band di veri fuoriclasse

A condividere il palco con Ranieri, una band di musicisti d’eccezione, capaci di sostenere ogni sfumatura delle sue interpretazioni:
Claudio Storniolo (pianoforte), Giovanna Perna (tastiere e voce), Francesco Puglisi (basso), Luca Trolli (batteria), Arnaldo Vacca (percussioni), Andrea Pistilli e Tony Puja (chitarre), affiancati dalle straordinarie vocalist e musiciste Valentina Pinto (violino e voce), Max Filosi (sax) e Cristiana Polegri (voce e sax).

“Alimentiamo i sogni”


In più occasioni Ranieri ha invitato il pubblico a non smettere mai di sognare, ricordando l’importanza di tornare a teatro, di condividere emozioni dal vivo:

«Voi siete dei pazzi — ha detto sorridendo — siete usciti di casa per venire a teatro! Continuate così, non restate davanti alla TV a guardare l’ennesima serie che non finisce mai. Uscite, sognate, e lasciate che i sogni vi portino dove vogliono loro. È gratis!»

E con questo invito semplice e poetico e sulle note di “Perdere l’amore”, in un fiume di applausi e standig ovation, si è chiuso un concerto che non è stato solo uno spettacolo, ma un abbraccio collettivo tra artista e pubblico, un dialogo tra generazioni nel segno della musica e dei sentimenti veri.