Il giovane pianista milanese Antonio Alessandri torna al Dal Verme diretto dal maestro George Pehlivanian il 9 e l’11 marzo

George Pehlivanian, sedicenne milanese, è considerato fra i più interessanti pianisti emergenti di questi anni. Allievo di Davide Cabassi, sta conquistando premi e apprezzamenti a livello internazionale. Dopo il debutto nel 2022, torna al Teatro Dal Verme nella Stagione dei Pomeriggi Musicali giovedì 9 marzo (ore 10 e ore 20) e sabato 11 marzo (ore 17) con George Pehlivanian sul podio per il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in sol minore op. 25 di Felix Mendelssohn-Bartholdy.

Da segnalare l’altissima adesione all’anteprima mattutina dedicata alle scuole, interessate al confronto fra gli studenti e un artista così giovane.

Il programma si apre con la Sinfonia dall’opera Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e, dopo il Concerto di Mendelssohn-Bartholdy, prosegue con la Serenata per orchestra n. 7 in re maggiore “Haffner” K 250 di Wolfgang Amadeus Mozart.

Si tratta di pagine unite da un denominatore comune: la giovanissima età degli autori all’epoca della loro scrittura. Non ne aveva compiuti 24 Rossini al debutto del Barbiere, 22 ne aveva Mendelssohn quando terminò il suo concerto, appena 20 il Mozart della Serenata. Per essere ancora più precisi, come scrive Raffaele Mellace nel programma di sala «la Sinfonia del Barbiere di Siviglia, non nacque nemmeno per quell’opera, in “prima” a Roma nel febbraio 1816, ma, come altre pagine della partitura, le preesisteva. Proveniva da Elisabetta regina d’Inghilterra, Napoli, ottobre 1815, cui era approdata dall’Aureliano in Palmira, messo in scena al Teatro alla Scala il 26 dicembre 1813 dal compositore ventunenne».

Nel suo primo Concerto per pianoforte, Mendelssohn intraprende tre le strade simultanee: «il ristabilimento di un equilibrio paritario tra solista (che nulla perde del suo virtuosismo) e orchestra, la concezione del concerto come organismo unitario in cui i tre tempi si succedono, in una scrittura mirabilmente fluida, senza soluzione di continuità […], infine la profonda coesione tematica, il carattere ciclico caro ai romantici […]. Soluzioni grazie alle quali Mendelssohn realizza, scrive Piero Rattalino, «il manifesto di una nuova poetica, che avrebbe dominato per una trentina d’anni. […] Portare il genere affrontato a nuovi standard fu quanto fece il ventenne Mozart con la Serenata “Haffner” K. 250. L’occasione per innalzare l’ordinario intrattenimento degli ospiti dei banchetti della società ancien régime venne dalla commissione […] «Per lo Sposalitio del Sgr: Spath colla Sgra Elisabetta Haffner», ovvero le nozze della figlia di Sigmund Haffner, facoltoso mercante, già borgomastro di Salisburgo. Nella città natale di Mozart il lavoro venne proposto il 21 luglio 1776, la sera prima delle nozze, nel giardino della famiglia in Paris-Lodrongasse, a pochi passi dalla Chiesa di S. Maria di Loreto e dalla stessa casa dei Mozart. Singolarmente estesa (l’autore stesso la riprenderà più volte, almeno fino al 1780, in una versione ridotta), ricca d’invenzione e dalla costruzione sofisticata, questa Finalmusik si compone d’una partitura sinfonica al cui interno è incastonato un intero concerto (II, III e IV tempo), in cui spicca la voce solistica del violino».

 

Teatro Dal Verme
giovedì 9 marzo ore 10.00 in anteprima
giovedì 9 marzo ore 20.00
sabato 11 marzo ore 17.00
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Direttore
Pianoforte Antonio Alessandri