‘Uomini e Topi’ di Marco Vaccari al Teatro San Babila: un viaggio nell’America della grande depressione

Marco Vaccari ha portato in scena al Teatro San Babila, dal 22 al 24 marzo, una toccante versione di “Uomini e Topi” di John Steinbeck. La professionalità degli attori, la sapiente regia e l’armoniosa fusione di luci, musica e scenografia creano un’opera che trasmette l’angoscia dell’infrangersi dei sogni.

Altre info su questo spettacolo nel nostro articolo di presentazione.

RECENSIONE
La Compagnia del Teatro San Babila, con Leonardo Moroni, Jacopo Sartori, Gianni Lamanna, Marcello Mocchi, Lorenzo Alfieri, Giulia Marchesi, Roberto Ediogu e Felice Invernici, offre un’interpretazione profonda e ricca di sfumature. Vaccari e il suo cast regalano uno spettacolo profondo che tocca temi quali l’amicizia, l’emarginazione sociale e l’illusione del cambiamento.

I due amici, George e Lennie, si ritrovano in balia degli eventi di un’America piegata dalla Grande Depressione del ’29. Inseguono il sogno americano, ma l’illusione del successo si scontra con la dura realtà: debolezze, incomunicabilità, emarginazione e tragedia.

George, minuto e sveglio, è il punto di riferimento per Lennie, un grosso omone con difficoltà mentali. Moroni è un George credibile e carismatico, mentre Sartori offre una performance magistrale di Lennie, dando vita a un vero e proprio capolavoro. Il suo Lennie è un personaggio fragile e commovente, capace di suscitare empatia e dolore nello spettatore. La sua voce, i suoi gesti e le sue movenze trasmettono perfettamente la disabilità intellettiva di Lennie senza scadere nella caricatura.

La scenografia di Francesco Fassone è una macchina scenica funzionale ed evocativa. Le scene scandiscono il tempo e definiscono i luoghi, alternandosi a intermezzi musicali di canzoni di lavoro. Un gioco di viti, cerniere e pali permette di ricostruire quattro scene completamente diverse: un campo libero, un dormitorio-prigione, un fienile e delle stalle.

Una sola scenografia che ricostruisce l’esistenza umana con una serie di pali e ferri che ne costituiscono una gabbia di topi. Uomini e topi, appunto, con un destino simile alla rincorsa di un sogno impossibile che avrà un epilogo tragico.

“Uomini e Topi” diventa così un’allegoria dell’esistenza umana, una storia di amicizia che si scontra con la disillusione. Il finale tragico, pur presagito, lascia allo spettatore spunti di riflessione che lo accompagnano anche all’esterno del teatro.

Nel complesso, lo spettacolo è un successo. Le scelte registiche di Vaccari, la bravura del cast e l’armonia scenografica si fondono in un’opera che emoziona e fa riflettere.

 

One thought on “‘Uomini e Topi’ di Marco Vaccari al Teatro San Babila: un viaggio nell’America della grande depressione”

  1. “Uomini e Topi” spettacolo teatrale intenso, molto ben interpretato. Scenografia geniale, pur semplice. Bravi tutti gli attori. Grande plauso all’interpretazione delle parti di “Lennie” e del “Negro”.