Accabadora: uno spettacolo di Michela Murgia interpretato da Veronica Cruciani, il 20 novembre al Teatro Menotti di Milano

20 novembre ore 21
ACCABADORA
ANNA DELLA ROSA
Dal romanzo di Michela Murgia
Edito da Giulio Einaudi Editore
Drammaturgia Carlotta Corradi
Con Anna Della Rosa
Regia Veronica Cruciani
Produzione Savà Produzioni Creative, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Accabadora, uno dei più bei romanzi di Michela Murgia nonché uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni (vincitore del Premio Campiello 2010), è lo spettacolo di Veronica Cruciani interpretato da Anna Della Rosa, che sarà in scena al Teatro Menotti il 20 novembre alle ore 21.

Il testo teatrale è scritto da Carlotta Corradi su richiesta della regista che da subito ha pensato di farne un monologo partendo dal punto di vista di Maria, la figlia di Bonaria Urrai, l’accabadora di Soreni.

Michela Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria all’età di sei anni viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere; Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia. L’accudimento finale è uno dei doveri dell’essere figlia d’anima, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e il genitore adottivo.

La drammaturgia di Carlotta Corradi parte proprio dal ritorno di Maria sul letto di morte di Tzia Bonaria. C’è un tempo di separazione tra le due donne che pesa in questo incontro. La verità, la rabbia che la ragazza ancora prova per il tradimento subito dalla Tzia viene a galla prepotentemente, nonostante gli sforzi che Maria compie per galleggiare tra i migliori ricordi dell’infanzia accanto alla lunga gonna nera della Tzia.

Note di Regia
 «Da subito ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo tra sé e una parte di sé, tra una figlia e il suo genitore interiore. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ciò darà origine ad un conflitto tra due aspetti di Maria: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta. Il video mi ha permesso di rendere visibile le dinamiche emotive e relazionali tra queste due parti. La pedana sospesa crea una divisione tra l’attrice e il pubblico, è la gabbia mentale in cui Maria è intrappolata e di cui riuscirà a liberarsi soltanto alla fine, compiendo il fatidico gesto richiesto dalla madre. O meglio, ripetendolo davanti alla sua coscienza – e a noi pubblico – che la assolverà. Lo spettacolo, visto come una rêverie che si ripete ogni giorno uguale a se stessa, troverà in questa sofferta ripetizione del gesto la sua risoluzione, permettendo a Maria di uscire dall’ossessione e di andare in una nuova direzione di vita».
Veronica Cruciani

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