I Due Papi – Teatro Menotti: Ratzinger e Bergoglio, un confronto coraggioso tra due uomini, due epoche – recensione

E’ attualmente in scena al Teatro Menotti, dove replica fino al 25 febbraio lo spettacolo “I due Papi” un testo teatrale di Anthony McCarten, con Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, e  con la partecipazione speciale di Anna Teresa Rossini, Ira Fronten e Alessandro Giova. La regia è di  Giancarlo Nicoletti.

Per altre notizie sullo spettacolo, date orari e prezzi, vedi  articolo di presentazione.


RECENSIONE
I due Papi, ma anche i due uomini, i due poteri, i due protagonisti della storia vaticana: un confronto ardito e consapevole quello portato in scena, con la regia di Giancarlo Nicoletti, per farci assistere a un ipotetico incontro tra Papa Ratzinger (Giorgio Colangeli), Benedetto XVI, papa “uscente” e il Cardinale Bergoglio (Mariano Rigillo), papa “entrante” come Francesco.

Li seguiamo nei giardini di Castel Gandolfo, sulla terrazza di San Pietro, nella luminosa e carismatica Cappella Sistina, grazie al gioco di pannelli scorrevoli (scene di Alessandro Chiti) e al rumore della folla che esaltava all’annuncio del nuovo Papa, dopo la fumata bianca dell’ “habemus Papam”.

Eccellente il leitmotiv ricorrente tra i 2 protagonisti: ognuno si presenta per il proprio vissuto attuale molto diverso, per poi incontrarsi su un piano dialogico di episodi del passato, che tornano come fardelli troppo pesanti per vivere l’esperienza della grazia e della salvezza di Dio.


Ecco allora Papa Ratzinger,
amante di Mozart che suona un pianoforte malinconico quanto lui… si avvicina allo strumento con la postura che indica il segno degli anni e si esibisce per sé e per la suora (Anna Teresa Rossini) che lo assiste con toni amicali e sentiti. A lei, per prima, confida la sua intenzione di rinunciare alla carica di vescovo di Roma, sentendosi incapace di affrontare le nuove dinamiche che si evolvono dentro e fuori dalla chiesa. L’uomo che vive in lui, è sensibile e stanco di sedersi a un tavolo per mangiare da solo; Il ruolo che occupa è veicolato oltre le sue possibilità relazionali: è un teologo, uno studioso, che, fin da ragazzo, ha rinunciato alle velleità del mondo per chiudersi in una realtà fatta di serietà, studio e rigidità.

E Il Cardinale Bergoglio, anch’egli seguito da una suora (Ira Fronten), con la quale condivide passioni e parole semplici e sorridenti. Canticchia Dancing Queen e Fernando degli Abba. Ama il tango argentino e il calcio. Ha un desiderio nel cuore: dare le dimissioni dal servizio ecclesiale, motivo per il quale, andrà a Roma a colloquio con il Papa. Vuole un rapporto umano, vicino ai fedeli; vuole recuperare le caratteristiche “assistenziali” del Cristianesimo.

Non possono “mollare il colpo” entrambi… non possono!! La chiesa deve fare un salto e rispondere alle esigenze del nuovo millennio; c’è consapevolezza delle urgenti questioni etiche e morali che affliggono il mondo fuori, ma anche la chiesa del XXI secolo: contraccettivi, calo delle nascite, omosessualità, abusi sui minori da parte dei sacerdoti e, anche, la questione spinosa della Banca Vaticana.


Dal generale, al particolare
: Ratzinger non si perdona la superficialità con cui ha affrontato il problema della pedofilia di alcuni membri della chiesa; Bergoglio non si perdona il supporto dato al potere durante la guerra civile in Argentina, anche a fin di bene. Entrambi hanno determinato sofferenza in altre persone: il primo alle famiglie intere di quei bambini abusati, il secondo ai suoi tanto amati e difesi Gesuiti… Entrambi non si sentono idonei a investire il ruolo di successore di Pietro, con tanto di infallibilità papale. La reciproca confessione, seguita dalla preghiera per la remissione dei peccati, sembra l’unica via per uscire dal blocco emotivo e spirituale (come se bastasse…). L’attitudine spirituale di voler sentire ancora la voce di Dio per una guida sicura e sovrannaturale li porta là dove il loro cuore vorrebbe arrivare. Ratzinger lascia il testimone a Bergoglio, ormai Papa Francesco.

Una prova dura, fatta di interiorità e, accanto, malgrado tutto, di presenza pubblica. Ora ci sono 2 amici che hanno trovato una dimensione di empatia: si scambiano la bandiera nazionale, si abbracciano (Ratzinger sta imparando queste affettuosità dal caloroso Francesco) e ballano davanti ai più vicini collaboratori attoniti.

Uno spettacolo intelligente, che lascia spazio a riflessioni profonde, senza mai cadere nella pesantezza e nella retorica. Sottolineare le fragilità di personaggi così in autorità diminuisce le distanze tra il primato del Vicario Christi e i credenti, ormai indirizzati alla formula del “credere senza appartenere”, lasciando cioè le chiese per una esperienza cristiana individuale e non condivisa.

Da vedere!!!