Tra Musica Streaming e Vinile: quanto guadagna poco un artista nel mondo del caporalato artistico

Un’artista emergente può davvero guadagnare soldi grazie alla distribuzione digitale dei propri brani e album online?

Pubblicare e distribuire i propri brani, album ed EP online sugli store digitali di streaming oggi può essere un’opportunità remunerativa e infatti è sempre più artisti emergenti e indipendenti scelgono di sfruttarla, in Italia come nel resto del mondo. I servizi di streaming musicale, come abbiamo evidenziato in uno dei nostri articoli sul mercato discografico, si dimostrano la fonte di guadagno economico maggiore nel settore. Gli incassi di servizi di musica in streaming, infatti, nel triennio 2018-2020 hanno costituito da soli quasi il 50% dell’intero mercato discografico nazionale.

Ma vediamo i numeri…

Spotify paga per ogni singolo ascoltato in streaming 0,0043 $, quindi per 1000 ascolti 4,30 $. iTunes, con il servizio Apple Music, paga 0,00735$ per ciascun ascolto, quindi circa 7,35$ ogni 1000Deezer, per ciascun ascolto, paga circa 0,004$, quindi 4$ ogni 1000 ascolti in streaming. YouTube è la piattaforma che paga meno per quanto riguarda gli ascolti, con 0,001$ per ciascuno e all’incirca 1$ ogni 1000Tidal è la piattaforma che paga meglio in termini di streaming, con 0,01250$ per ciascun ascolto e 12,50$ ogni 1000.  Amazon Music non si discosta molto da Spotify, poichè le royalty sono di 0,00402$ per ciascun ascolto e 4,02$ ogni 1000. Se si contano invece le canzoni scaricate e acquistate regolarmente sulle varie piattaforme di store digitali, ogni canzone scaricata ha un valore di circa 150 stream, mentre un album di 10 tracce 1500 stream.

I maggiori introiti e guadagni iniziano ad esserci se gli stream per ciascun brano o album superano quindi il milione, cifra considerata come base di partenza per iniziare a vivere realmente con la propria musica. Se infatti un artista realizza 1 milione di stream per un singolo brano, incasserà circa 4370$ da Spotify Premium, 1000$ da Youtube, 7350$ da Apple Music, 4020$ da Amazon Music, 4000$ da Deezer e 12500$ da Tidal. Sommando queste cifre e ipotizzando quindi 1 milione di stream per un singolo brano in ognuna di queste piattaforme, un artista può vedersi riconosciuto un compenso di 33.240 $. Il problema, però, non riguarda solo la difficoltà nel raggiungere questi numeri, in particolare per un artista indipendente e non ancora “famoso” a livello nazionale, bensì anche la redistribuzione di questi guadagni tra le varie parti in causa. Senza dimenticare, ovviamente, le tasse.

Prendendo come esempio Spotify e supponendo che, in un mese, un artista abbia raggiunto con un singolo brano 10.000 stream, sappiamo che, in teoria, Spotify dovrebbe riconoscergli 43$ circa. L’artista, però, nella realtà quei 43$ non li riceverà mai tutti. Questo perchè Spotify Premium divide la cifra tra l’artista (a cui va generalmente il 30%) e i proprietari del master e della pubblicazione, ovvero l’etichetta discografica, a cui va il restante 70%. Il 30% destinato all’artista poi va successivamente suddiviso tra autori, compositori e artisti che hanno scritto, composto ed eseguito quella traccia. Per quanto riguarda la versione Free di Spotify, gli incassi devoluti all’artista e all’etichetta sono ancora meno.

Viste le cifre quasi irrisorie e le enormi difficoltà per un artista emergente di raggiungere certi numeri di ascolti, lo streaming online non sembra essere di aiuto in termini economici. Ottenere ad esempio 1 milione di ascolti su Spotify diventa pressoché impossibile senza prima raggiungere una certa notorietà e fama a livello nazionale, il tutto per poi vedersi al massimo riconosciuti il 70% dei compensi di 4370$ (circa 3863€, del quale il 70% va all’artista e sul quale è obbligatorio pagare le tasse). Per questi motivi molti artisti indipendenti ed emergenti scelgono di stampare e vendere la propria musica attraverso i tradizionali CD fisici. Riuscire a vendere 1000 CD grazie a concerti e live in giro per l’Italia significa poter guadagnare anche più di 10.000 euro, cifra praticamente irraggiungibile solo grazie allo streaming online.

Infine, il cosiddetto boom del vinile, mentre il cd progressivamente sta diminuendo ogni giorno, che si aggira intorno ai 15 milioni di euro piuo meno: un mercatino di lusso dell’antiquariato musicale (per il supporto fisico non per il contenuto) per  un pubblico di nicchia  desideroso di averlo come oggetto per collezionisti e feticisti del vinile e dell’artista preferito con tirature che spesso non superano le 300 copie a titolo e certo non possono fare vivere di questa attivita’ nessun artista visto il bassissimo giro d’affari economico.

Insomma, un giro d’affari per migliaia di artisti indipendenti ed emergenti che non coprirebbe neanche le spese di un’edizione di un Festival di Sanremo , per dire.