‘Testimone d’Accusa’: brividi, suspense e colpi di scena vi aspettano al Teatro Manzoni di Milano fino al 29 ottobre

Testimone d’accusa di Agatha Christie un thriller psicologico

Al Teatro Manzoni di Milano, in apertura della stagione 23/24 ha debuttato lo scorso 17 ottobre 2023 lo spettacolo “Testimone d’accusa“, un celebre racconto di Agatha Christie, che era stato inizialmente  pubblicato come racconto breve nel 1925 con il titolo “The Witness for the Prosecution.” Successivamente, il racconto è stato adattato e ampliato da Agatha Christie per diventare una pièce teatrale nel 1953. Il racconto è considerato uno dei capolavori della Christie e ha ricevuto diversi adattamenti cinematografici e televisivi nel corso degli anni.

Per altre notizie sullo spettacolo, date orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.

Testimone d’accusa di Agatha Christie un thriller psicologico
LA TRAMA

La trama ruota attorno a un processo per omicidio, dove il principale testimone è la moglie dell’imputato, accusato dell’omicidio di una ricca milionaria, che proprio prima di essere uccisa lascia un testamento in cui lo nomina erede universale.  Il racconto segue la storia di Leonard Vole, un uomo accusato di omicidio, e la sua difesa legale guidata dall’avvocato Sir Wilfrid Robarts. La moglie di Vole, Romaine Heliger,  è l’unica testimone che può scagionarlo.

La narrazione che segue  è piena di continui colpi di scena e suspense; un perfetto meccanismo infernale con una trama intricata e personaggi  ben definiti e caratterizzati.

Trattandosi di un thriller, non è il caso di rivelare troppi dettagli,  ma ricordiamo agli spettatori che avranno a che fare con le sorprendenti capacità di Agatha Christie, capaci di mantenere il lettore o lo spettatore incollato alla storia fino all’ultima pagina o all’ultima scena. Non vi è dubbio che abbianmo a che fare con un grande giallo,  dove nulla è ciò che appare, ma è anche  un dramma giudiziario, sia pure molto condito e di grande ironia,  come lo sono un po’ tutti i capolavori della Christie.

LO SPETTACOLO
L’allestimennto di quest’opera teatrale è stato fatto in grande stile e vede in scena undici attori e tredici personaggi, tutti di ottimo livello, impegnati  a giocare con le emozioni dello spettatore, il quale si pone alla continua ricerca di una verità che sembra intravedersi, mai poi si scopre che non è come sembra. D’altro canto la genialità di Agatha Christie  è il doppio filo conduttore di una trama apparentemente semplice, cosa non affatto vera, perchè  in realtà è molto complessa. Anche il colpo di scena finale  è doppio  è rappresenta un elemento indissolubile e inimitabile.

E’ bene segnalare che giurati sul palco sono scelti tra il pubblico ogni sera, prima dell’inizio di ogni spettacolo, e vengono chiamati a giurare e ad emettere il verdetto.

D’impatto  e austera la struttura scenografica di Roberto Crea, che riproduce i due ambienti in cui si svolgono tutte le scene. Funzionali le luci di Luigi Ascione a cui si ricorre per creare i bui necessari al cambio scena.  Solenne e suggestiva, la musica di Matteo D’Amico,  che ha poco spazio essendo il serrato dialogo del dibattimento  la “colonna sonora” dello spettacolo, a cui fa da sottofondo il ticchettio continuo dello stenografo generato da una macchina stenografica autentica del 1948.

Straordinaria la regia di Geppy Glelijses basata sulla traduzione di Eduardo Erba. Si segnala anche  che questo spettacolo  è dedicato alla memoria del M° Giorgio Ferrara, che faceva parte del cast della passata stagione e recentememte scomparso.

Vanessa Gravina, volto noto  sia del cinema ma anche del teatro e della televisione, ora si cimenta in questo dramma giudiziario e, con grande talento, riesce a far trasparire tutta la passionalità di questo personaggio dal grande fascino. L’attrice, nel ruolo di Roamine Heilger,  ha costruito bene il suo personaggio, dando un’impronta personalizzata  che non mira ad imitare Marlen Dietrich, sia pure in qualche tratto la ricorda. Molto brava anche nella gestione delle sua vocalità nell’interpretare le due donne: l’una algida, bionda, che fa di tutto per attirare l’antipatia dei giurati, l’altra mora, volgare e avida di vendetta, tiene tutti col fiato sospeso ad ascoltare le sue rivelazioni.

Testimone d’accusa di Agatha Christie un thriller psicologico
Giulio Corso,
anch’egli volto noto della tv, nel ruolo di Leonard Vole si cala nei panni di un giovane, nullatenente, apparentemente ingenuo e disinteressato, e usa  la sua prestanza fisica, così come fa il suo personaggio,  per tirare fuori il meglio di se. Con il suo talento innato e con la sua presenza scenica attira, inevitabilmente, la spontanea simpatia dello spettatore, ma non può e  non vuole certo competere con Tyrone Power. Egli, nel corso della conferenza di presentazione, non potendo rivelare troppo della trama ha raccontanto un aneddoto circa  lo stato d’animo in cui versava la Cristie nel periodo in cui scrisse quest’opera: era stata lasciata dall’uomo che amava, molto più giovane di lui, motivo per il quale la sua scrittura è stata influenzata dal suo dolore, dalla sua umiliazione e dalla sua sete di vendetta. Questo ci aiuterà a capire meglio il finale a sorpresa.

Paolo Triestino, che in questo spettacolo ha preso il posto di Giorgio Ferrara, interpreta in modo superbo il ruolo importante che è quello di sir Wilfrid Robarts avvocato della difesa, addentrandosi con maestria nei meandri complessi delle battute del gergo giudiziario e conduce senza difficoltà gli interrogatori con i presunti colpevoli, dimostrando non solo padronanza del ruolo, ma anche un talento non comune.

I rimanenti interpreti sono tutti all’altezza dei loro rispettivi ruoli, ma particolare interesse suscita il personaggio della govermante a cui Paola Sambo imprime, con spiccata verve scenica, un’apprezzata caratterizzazione macchiettistica, capace di stemperare la tensione creata dagli accadimenti narrati.

Tra le righe del suo racconto, l’autrice vuole porre all’attenzione sull’ipocrisia nella società inglese di quel tempo e lo fa, non a caso, usando  il suo personaggio, appunto una  straniera: era sicura che il  falso perbenismo e moralismo riflesso nella giuria del processo, non avrebbe creduto ad una verità banale e allora gioca d’astuzia per creare un’altra verità.

LA MORALE
Lo spettacolo ci porta a riflettere di come ci sono diversi modi per fare del male e come sia diffuso nelle società di ogni tempo – quindi anche della nostra –   un concetto di morale che non sempre prevale  all’opportunismo”. In certe situazioni le persone tendano a seguire opportunità personali a discapito dei principi morali o etici. Questo fenomeno è spesso osservato in contesti in cui le persone cercano di ottenere vantaggi materiali, di carriera o di altro tipo, e sono disposte a comportarsi in modo non etico o a sacrificare i loro principi morali per raggiungere i loro obiettivi. Per fortuna, però è importante sottolineare che non tutte le persone agiscono in modo opportunistico, e molte continuano a seguire una solida base etica nelle loro decisioni e azioni.

A fine spettacolo, l’intero cast, a cui si aggiungono i sei giurati, riceve gli applausi convinti del pubblico che ha seguito con trepidazione e curiosità lo spettacolo, che vale la pena di vedere, perchè un tripudio di emozioni in un continuo crescendo.