Černobyl’: uno spettacolo di Federico Bellini, in prima assoluta al Teatro Fontana di Milano dal 2 al 26 novembre

ČERNOBYL’
di Federico Bellini
regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Federica Fabiani, Giovanni Longhin, Donato Paternoster, Isabella Perego, Marco Ripoldi, Adele Tirante
scene Federico Biancalani
costumi Cloe Tommasin
disegno luci Luigi Biondi
tecnica Ornella Banfi
aiuto regia Nicolò Valandro
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Spettacolo selezionato aNEXT Laboratorio delle Idee
Spettacolo inserito in abbonamento INVITO A TEATRO

La nuova stagione produttiva di Elsinor si apre con un un titolo-evento che attinge direttamente dalla realtà e dal mondo contemporaneo per offrire visioni inedite, utili a leggere il nostro oggi alla luce di un passato che continua ad avere ripercussioni sulla contemporaneità.

Dal 2 al 26 novembre 2023 debutta in prima assoluta Černobyl’, il nuovo lavoro diretto dal regista e attore Michele Sinisi e costruito a partire dal testo di Federico Bellini, uno dei più interessanti drammaturghi della scena contemporanea nazionale: autore e coautore di numerose drammaturgie firmate per Antonio Latellain occasione di diversi festival e produttori teatrali, Bellini è stato drammaturgo e assistente alla direzione artistica alla Biennale di Venezia dal 2017 al 2020 ed è giurato all’interno della commissione del Premio Hystrio alla drammaturgia.


Michele Sinisi si addentra in una delle tragedie più pesanti del ventesimo secolo
per offrire uno sguardo lucido sul presente e sulla nostra storia, una riflessione sulla vita prima e dopo Černobyl’. Tutto inizia con un atomo di Uranio 235. L’atomo ha un nucleo che, se colpito con un neutrone, si spacca in più frammenti liberando energia. Il nucleo, spaccandosi, genera nuovi neutroni che a loro volta possono colpire il nucleo di un nuovo atomo, spaccarlo e così via all’infinito. Questa reazione a catena libera un’energia enorme, esplosiva. È così che funziona la fissione e così funzionava il reattore di Černobyl’ esploso nel 1986. Un accadimento che appartiene alla memoria di molti, di chi all’epoca era già nato e di chi questa storia se l’è sentita raccontare. Černobyl racconta un incidente che ha cambiato per sempre le nostre vite, il nostro rapporto col tempo compressoin un istante infinito, centinaia di migliaia di anni schiacciati in quella fissione.

Di lì a poco cadeva il muro di Berlino, i due schieramenti opposti nella guerra fredda si aprivano ad una nuova complessità di pensiero e politica. Forse proprio da quel 26 aprile dell’86 è iniziato il viaggio verso il terzo millennio e lo sguardo su ogni presente è cambiato più di quanto non si voglia ammettere. Lo spettacolo parte dall’incidente alla centrale per mettere in scena l’immaginario che quell’evento ha generato.

NOTE SUL TESTO
Ho scritto questo testo durante l’invasione russa in Ucraina. Non credo sia irrilevante, né che quell’evento storico non mi abbia condizionato; come pensare a Chernobyl trascurando il presente, come fosse un assoluto col quale confrontarsi fuori dal tempo? Ho osservato e osservo, come tutti noi, quel conflitto filtrato dalle televisioni, dalle immagini dei massacri ucraini, dal sangue che scivolava sulla nostra condizione di occidentali quasi come un racconto da un mondo altro. Non credo di poter parlare, o di aver potuto scrivere di Chernobyl, senza questa irruzione della realtà contemporanea nel mio piccolo mondo. Metto in connessione la guerra con l’esplosione del reattore 4 di Chernobyl perché credo che in larga parte sia il filo conduttore di questo lavoro; è chiaro, o almeno probabile che, senza la dissoluzione dell’Unione Sovietica, non ci sarebbe stata alcuna invasione, come mi è parso altrettanto chiaro che quella dissoluzione abbia un punto, se non d’origine, almeno decisivo per la sua accelerazione nella tragedia di Chernobyl.
Come noto, l’esplosione avvenne nel 1986 e solo tre anni dopo assistemmo, progressivamente, alla fine dell’Unione Sovietica con l’apertura promossa da Gorbachev; il testo mette in parallelo costante questi due eventi, la scissione dell’atomo e quella dell’URSS, come fossero un unico evento storico. Con Chernobyl, credo, non è andato in frantumi soltanto il sogno russo di una perfezione tecnica non suscettibile ad errori, ma è andato probabilmente in crisi l’uomo sovietico nei suoi tratti primari, nella sua storia, e naturalmente l’idea stessa di comunismo, o socialismo reale, declinato poi in totalitarismo di ritorno. Così il testo daun lato cerca di mettere in luce i difetti di progettazione, le incurie, le negligenze che hanno portato all’esplosione del reattore; dall’altro prova a descrivere una nazione-impero che tenta in ogni modo di nascondere un fallimento che sarebbe fatale per la sua stessa credibilità.

Vediamo così apparire gli spettri di Legasov, lo scienziato a cui il regime impedì di fatto di rendere note le sue ricerche sugli errori commessi nella centrale, fino a Sacharov, il premio Nobel, fisico nucleare, che esortò Gorbachev a rivelare le omissioni del potere rispetto all’incidente a tutto il popolo russo. Il tutto avviene come in un incubo rivissuto dal Direttore della Centrale Lenin di Chernobyl, Viktor Brjuchanov, il grande imputato ma anche, da un certo punto di vista, la grande vittima del meccanismo imperialista.Assistiamo così a spettri, emanazioni, incrostazioni di personaggi che finiscono per abitare il cervello e il corpo ormai assente di Brjuchanov, il suo muoversi verso la centrale dove è stata rilevata un’esplosione che ci porta a rinnovare o a ricostruire un nuovo rapporto col tempo, dove è possibile parlare dal passato o dal futuro, indifferentemente, come se il tempo stesso fosse in qualche modo esploso.

Ho provato ad evitare, nel testo, ogni forma di possibile immedesimazione nei personaggi che hanno vissuto la tragedia, in un contesto chiaramente anti-realistico, consapevole del fatto che qualsiasi testimonianza resa rappresentazione non possa reggere alcun confronto con chi ha vissuto un dramma di queste proporzioni e in cui siamo, in modo più o meno diretto, ancora coinvolti. Non posso che citare le fonti di ispirazione per questo testo, che partono da tutta l’opera di Svjatlana Aleksievic fino alle testimonianze dirette dei sopravvissuti, alle quali ho provato ad affiancare, in una sorta di incubo sovietico, frammenti di figure letterarie che hanno contribuito alla mia formazione di lettore e drammaturgo.
Federico Bellini

ATTORNO AL NUCLEO: incontri collaterali-Venerdì 3 novembre post spettacolo Conversazione tra Sara Chiappori, giornalista del quotidiano La Repubblica, Federico Bellini, autore del testo e Michele Sinisi, regista dello spettacolo.

Sabato 11 novembre ore 17.30 – Teatro Fontana Il nucleare tra scienza, arte e media Che cos’è il nucleare? in che modo ne parlano giornali e media? Come affrontare Černobyl’ a teatro?
In occasione della messa in scena di Černobyl’il Teatro Fontana, in collaborazione con il Comitato Nucleare e Ragione, propone un talk di approfondimento e informazione sul tema a partire dalle domande raccolte dal pubblico. Intervengono Matteo Passoni-Presidente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare del Politecnico di MilanoLuca Romano-fisico e direttore del progetto “L’avvocato dell’atomo”Il cast dello spettacolo Černobyl’ Coordina Mattia Battagion -giornalista ambientale di Will Media.

Ingresso gratuito, prenotazione fortemente consigliata scrivendo a biglietteria@teatrofontana.it o telefonando al numero 02 69015733 L’evento sarà trasmesso in diretta sui canali youtube di Elsinor, dell’Avvocato dell’Atomo e di Nucleare e Ragione.

INFORMAZIONI
Data e orario: mar_ven. ore 20.30 sab. ore 19.30 dom ore 16.00
PREZZI: Intero 23 €Under30 15 €Over 65 / Under 14 11 €Giovedì sera 19 €Convenzioni 18 €Scuole di teatro 12 €Prevendita e prenotazione 1 €
Info e prenotazioni+39 0269015733 biglietteria@teatrofontana.it
www.vivaticket.com