Maria Stuarda: una trasposizione Rock con regia di Davide Livermore, al Teatro Carcano fino al 12 novembre

Maria Stuarda, capolavoro di Friedrich Schiller del 1800, irrompe al Teatro Carcano dall’8 al 12 novembre per la regia di Davide Livermore.

Per altre notizie sullo spettacolo, cast, date orari e prezzi vedi il nostro articolo di presentazione.

LA RECENSIONE
Una tragedia che vede in scena due gioielli del teatro italiano: Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi alle quali, in balia di un destino ignoto, toccherà la sorte di interpretare Maria Stuarda, regina di Scozia, o Elisabetta I, regina di Inghilterra.

La tragedia racconta gli ultimi momenti di vita di Maria Stuarda, imprigionata formalmente per l’accusa di omicidio del marito, ma in realtà costretta alla cattività ma in realtà a causa delle sue pretese sul trono di Inghilterra. A contrapporsi c’è Elisabetta, sua cugina, sola, imponente, rigida e severa che teme per la sua corona.

L’opera inizia con un gioco delle parti che sancisce, con la caduta di una piuma angelica, i ruoli delle due protagoniste, che si alternano, sera dopo sera, a seconda del caso. La scelta tra vita e morte è dettata dal fato, a sottolineare come le due donne siano, in sostanza, solamente due facce della stessa medaglia. Un perpetrarsi di possibilità che regala la fortuna a una e la disgrazia all’altra.

L’atmosfera è austera e graffiante, accentuata dalle musiche rock di Mario Conte e Giua, quest’ultima nei panni del menestrello, truccata alla David Bowie, che accompagna l’opera con l’uso della chitarra elettrica e la voce. La scenografia è minimale, sottolineando il gioco di potere che alberga per tutto le tre ore di spettacolo. Una scala a più livelli ospita Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi e Sax Nicosia che interpretano diversi ruoli diventando vittime o carnefici a seconda del contesto.

Le due regine vestite da Dolce&Gabbana si rivelano nella loro contrapposizione. Maria è vestita con un abito che sottolinea le sue forme femminili, dolci e sinuose che rivelano l’animo seduttore della regina cattolica. Elisabetta, vestita da abiti austeri e scintillanti, si carica di mascolinità, necessaria per mantenere il potere. Un gioco di parti che sancisce la fluidità di genere e l’importanza del patriarcato del tempo.

Lo spettacolo prosegue lento tuttavia suscita interesse, che insieme al trionfo di applausi per la magistrale interpretazione degli attori, suggerisce come l’esperienza teatrale offre un equilibrio intrigante tra ritmo e profondità emotiva.