Fra’ – San Francesco al Teatro Carcano: un monologo straordinario di Giovanni Scifoni – Recensione esclusiva

Al Teatro Carcano di Milano è in scena, ancora solo per due repliche, l’affascinante viaggio attraverso la vita di Francesco d’Assisi con lo spettacolo “FRA’ – San Francesco“. Un potente monologo ideato e interpretato da uno straordinario Giovanni Scifoni, che sta affascinando il pubblico che  assiste a quella che è più di una rappresentazione teatrale.

Per altre notizie sullo spettacolo, date, orari e prezzi, vedi il nostro articolo di presentazione.

Noi lo abbianmo visto la sera di mercoledì 17 gennaio e questa la nostra recensione:
Quando si parla di Francesco, o Fra’, o San Francesco, si ritorna con la memoria a Fratello sole e sorella luna, all’uomo in saio, scalzo, che parlava con gli animali e addomesticava, con i suoi modi gentili, anche il lupo… insomma un dottor Dolittle del medioevo.

Dimensione molto riduttiva di un uomo che, dopo aver cercato la sua realizzazione come soldato crociato, prima di imbarcarsi per Gerusalemme, riceve una chiamata da Dio “Perché cerchi il servo in luogo del padrone?”, ovvero “perché onori Papa Innocenzo III, invece di Me che sono Dio?”… Fece ritorno ad Assisi, si spogliò dei vestiti e della ricchezza di famiglia, per mettersi al servizio di quel Signore che lo aveva chiamato in un mondo di poveri e bisognosi. Ora è un “miles Christis”, soldato di Cristo, colui che ama il nemico, invece di ucciderlo!

La storia la conosciamo: gruppetto di frati minori (come vennero denominati), che si spostavano di paesino in paesino per sostenere tutti coloro che necessitavano di cure, cibo, vestiti e preghiere. Vivevano di donazioni (qualcosa dalla chiesa), lavoretti saltuari e si “accontentavano” di ciò che possedevano, condividendolo con chiunque ne facesse richiesta.

Dimensione ancora riduttiva di un uomo che segnò la sua storia con IDEE, quelle idee che danno una svolta al passato e aprono un presente innovativo, ricco di spontanea volontà di cambiamento.

  • E’ Fra’ che, malgrado la titubanza dei confratelli, si fa ricevere dal Papa Innocenzo III, uomo non proprio garbato e cordiale, per chiedere la possibilità di predicare per le strade. La risposta che riceve è di andare a predicare ai porci… Francesco ubbidisce e torna, sporco e soddisfatto. Ecco la “genialata”. Si è fatto conoscere dalla “dirigenza ecclesiastica” per quello che era: uomo impavido, diretto, risoluto, con il solo desiderio nel cuore di essere guidato da Dio in ogni azione della sua vita. Rappresentava la frangia rivoluzionaria all’interno del Cattolicesimo; non voleva andare contro, ma predicare a favore del Cristianesimo, anche se mal rappresentato da molte autorità medioevali. Per Papa Innocenzo III fu un’occasione d’oro; dopo aver sterminato i Catari, sempre rivoluzionari ma contro il Cattolicesimo, Francesco rappresentava il punto forte della lista a difesa del papato, con annessi e connessi. Sarebbe stata la bandiera di una fede vera e vissuta, superstite dopo una chiesa medievale più ricca che spirituale… Un asso nella manica del Papa! Prima vittoria: Francesco e i suoi potranno predicare, non solo nel loro territorio, ma ovunque vorranno arrivare; arriveranno lontano molto più di quanto i mezzi di trasporto potessero programmare.
  • E’ lui che organizza i suoi fratelli, formando una rete; è per loro un mentore, un counselor dei nostri tempi, che espone se stesso e gli altri per superare le proprie e altrui paure, anche denudandosi in mezzo alla piazza e riparando il pudore e l’imbarazzo dietro una predicazione in lingua francese, elegante e spesso incomprensibile… Ma faceva colpo, ammutoliva i commenti negativi e, sempre, procurava conversioni.
  • E’ ancora Francesco che crea l’ installazione del presepe di Greccio, dando un senso al verso “E la Parola si è fatta carne”, ponendo la Bibbia al posto del bambinello. Ecco il reale messaggio di salvezza: non è tenerezza per un bimbo nato al freddo, in una mangiatoia, ma è Dio che si è fatto uomo e che morirà per l’umanità.
  • E’ sempre lui che, richiamato a casa per i disordini tra frati, mette in discussione tutta la sua opera. “Ho lavorato per Te Dio, o per me… sono stato egocentrico o Cristocentrico?” Da questa profonda crisi esistenziale nasce quel risveglio profondo di una fede fatta di amore rivelato, non di sole opere.

Allora è giusto pensarlo come uno Steve Jobs del medioevo (citazione di Alessandro Barbero): intraprendente, geniale completo e sempre alla ricerca di strategie che dessero nuova vita al messaggio Cristiano.

Davanti a così tanto materiale espressivo, troviamo un solo attore Giovanni Scifoni, prepotente, che non lascia neanche un minimo spazio al nulla. E’ Francesco; è ogni altro personaggio presente nella sua storia, compresi i frati e il Papa. Con lui, anche gli oggetti di scena umili e minimal, diventano altro e riqualificano il cambio degli ambienti. E’ Giovanni che canta, balla, recita, salta, corre… il palco non gli basterebbe. Ma un tratto indimenticabile è la composizione a tappe del ritratto pittorico di Francesco sul fondale del palco: è un’immagine curata e presente, fino al punto di essere strappata: non può superare la reale figura di chi viene raccontato così da vicino.

La musica, curata da Stefano Carloncelli, Luciano Di Giandomenico e Maurizio Picchiò, accompagna i passaggi storici e quotidiani, dando la giusta enfasi e partecipazione. Scifoni non li trascura, ma li porta con sé in ogni scena, come se fossero i frati di Francesco,

Nel finale Fra’ e Giovanni si prendono per mano. Un tocco di grande emozione espressa nel “Cantico dei cantici”: un inno al creato e al Creatore, il senso della ricerca di Dio. Francesco ha temuto di averlo perso, ma lo ritrova con tutta la Sua essenza in ogni creatura e in ogni creazione: qui si rivela la Sua eternità!

Anche le figure allegoriche del buio come morte e di luce (visibile a occhi chiusi) come vita spirituale che continua dopo la morte, portano un contributo di originalità creativa stimolante per tutti.

Giovanni Scifoni ha catturato Francesco, lo ha conosciuto, si è fatto spiegare i segreti della visione e della sua missione (al pari di organigramma dei giorni nostri) e dopo, solo dopo essere entrato in confidenza, ci ha portato a condividere aspetti davvero umani, con le sue debolezze, e davvero spirituali, come tutte le esperienze vissute con un cuore aperto e generoso.

Parliamo di uno spettacolo imperdibile! Adatto, anzi consigliato caldamente, a tutte le età e le posizioni di fede. Non è un wikipedia o una Treccani su Francesco d’Assisi: è un percorso per comprendere come la fede possa essere rivoluzione.