Scene da un Matrimonio: una profonda analisi di un rapporto matrimoniale complesso, al Teatro Parenti fino al 24 marzo

Lo spettacolo  “Scene da un Matrimonio“,  attualmente in scena al Teatro Franco Parenti di Milano – “Sala Grande” –  il psicodramma sull’adattamento teatrale  di Alessandro D’Alatri,   del testo capolavoro di Ingmar Bergman, tradotto da Piero Monaci, ha debuttato il 14 marzo, in Prima Nazionale  e replicherà fino al  24 marzo portando in scena una performance coinvolgente e intensa.

Per altre notizie sullo spettacolo, date orari e prezzi, vedi articolo di presentazione.

RECENSIONE
Nel 1973, la televisione svedese trasmetteva per la prima volta “Scene da un Matrimonio“, una miniserie di 281 minuti scritta e diretta da Ingmar Bergman. Il successo fu tale che l’anno successivo fu realizzato un montaggio cinematografico più breve, che conquistò un pubblico internazionale, ottenendo anche un Golden Globe come miglior film straniero. Bergman adattò poi il testo anche per il teatro nel 1981, dimostrando la longevità e l’importanza della sua storia narrata, oggi ancora valida più che mai.

LA TRAMA
La trama ruota attorno alla coppia composta da Giovanni, un professore universitario di psicologia di 42 anni, e Marianna, un’avvocatessa divorzista di 35 anni. La storia, ambientata su un arco temporale di diciassette anni, esplora i vari momenti del loro matrimonio, passando dall’apparente felicità iniziale alla crisi profonda che  distruggerà il loro rapporto.

LA REGIA
La regia di Vogel, dinamica e coinvolgente conferisce alla rappresentazione un ritmo avvincente e una tensione palpabile, offrendo una visione realistica della vicenda, senza prendere posizione a favore di uno dei due protagonisti. La scelta di dividere il palcoscenico a metà, creando due ambienti distinti (la camera da letto e il soggiorno), riflette la frattura emotiva all’interno della coppia, aggiungendo così profondità alla rappresentazione e permettendo allo spettatore di immergersi completamente nelle vite dei personaggi.

Le luci, sapientemente, miscelate e le proiezioni dei titoli dei sei episodi (“Innocenza e panico”; 2) “L’arte di nascondere lo sporco sotto il tappeto”; 3) “Paola”; 4) “Valle di lacrime”; 5) “Gli analfabeti”; 6) “Nel pieno della notte in una casa buia in qualche parte del mondo”), contribuiscono a delineare i diversi momenti temporali e a sottolineare i punti cruciali della trama.


Il regista Raphael Tobia Vogel non solo ha scavato in profondità il testo di Bergman 
ma con la sua sensibillità e intuizione, già dimostrata nelle regie precedenti, ha messo in scena la sua visione realistica della vicenda, condivisa con i due attori,  senza peraltro giudicare né  dare una risposta, affinchè lo spettatore potesse elaborare una propria opinione personale, sulla base dei fatti e delle emozioni ricevute.

L’INTERPRETAZIONE
L’interpretazione degli attori è straordinaria: Cabra e Lazzaro riescono a trasmettere, con grande talento, tutta la complessità dei loro personaggi,  esplorando le sfumature delle loro emozioni e dei loro rapporti.

I due protagonisti sono entrambi dei veri maestri nell’arte dell’interpretazione, trasportando gli spettatori attraverso un turbine di emozioni nel corso dei loro conflitti. La loro performance è tanto potente quanto delicata,  da risultare autentica e avvincente.

La scena dell’intervista iniziale, in cui la coppia è nervosa e tesa, offre uno spaccato immediato delle dinamiche del loro matrimonio, mentre gli  sviluppi successivi come la telefonata della madre di Marianna e soprattutto l’ingresso di una terza persona nella loro vita mettono a nudo le crepe del loro rapporto, che già era esistente, ma ben celato da maschere di ipocrisia.

Questo mette in discussione il fatto che non sempre conosciamo veramente chi abbiamo a nostro fianco, anche se dividiano con loro la vita, le esperienze e il letto.

LO SPETTACOLO
La trama affronta temi universali legati all’amore e alla relazione di coppia, suscitando nel pubblico domande profonde sull’intensità e sulla durata dell’amore, oltre che sulle sue trasformazioni nel tempo. La capacità di Bergman di esplorare la complessità delle emozioni umane viene portata in scena con maestria da Vogel e dagli attori, offrendo uno spettacolo coinvolgente e stimolante. Specie nel secondo tempo dove la violenza raggiunge i limiti massimi di crudezza: il dialogo tagliente e la tensione palpabile si mescolano con momenti di tenerezza e vulnerabilità, creando un ritratto  chiaro di una relazione al culmine della sua rovina.


Molto utile alla compremsione  la trovata registica di inserire nella messa in scena dei frammenti video
(curati  da Luca Condorelli), che aiutano a ricostruire le scene avvenute, come fossero dei ricordi dei protagonisti.

Ma la vera novità  di questo testo, rispetto ad altri dello stesso genere, è data dal  fatto che l’autore è stato sicuramente influenzato dall’educazione ricevuta dalla famiglia, dove ha ricevuto i concetti luterani di “peccato, confessione, punizione, perdono e grazia”. Ma è sempre una buona scelta perdonare e ricominciare?

Oggi il matrimonio non è più considerato l’istituzione che poteva essere nel 1970: alla prima difficoltà non ci si pensa due volte a ricorrere alla separazione e divorzio. Memtre la cronaca ci riporta i drammi e gli orrori vissuti nelle famiglie a seguito di rapporti pervasi da amore malato.

Spettacolo nello spettacolo sono i numerosi cambi d’abito e della disposizione degli arredamenti sulla scena, che avvengono nel semi buio e con l’aiuto di due tecnici che hanno una torcia elettrica su un collare, che facilita i movimenti sulla scena.

Molto ci sarebbe ancora da dire, ma non vogliamo farvi perdere il piacere di vedere questo dramma, che è molto di più di un semplice spettacolo teatrale, essendo una vera esperienza emotiva e riflessiva che sfida gli spettatori a perdersi e ritrovarsi attraverso gli emozionanti labirinti dell’amore e del matrimonio. Inoltre è attuale e offre uno sguardo intenso e profondo sulle dinamiche dei rapporti di coppia.

Curtain call del 19 febbraio 2024