Il Padre, un viaggio nell’oblio della mente di un uomo, fino al 27 gennaio al Teatro Manzoni

Sul palco del Teatro Manzoni di Milano, il 10 gennaio 2019 ha debuttatoIL PADRE” di Florian Zeller, spettacolo prodotto da  Goldenart Production con Alessandro Haber  Lucrezia Lante della Rovere e con Paolo Giovannucci, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo, Riccardo Floris – Regia Piero Maccarinelli – Scene Gianluca Amodio  – Costumi Alessandro Lai – Musiche Antonio Di Pofi – disegno Luci Umile Vainieri.

Il primo debutto de “Il Padre” risale al settembre del 2012 al Hébertot Theatre di Parigi con Robert Hirsch, diretto da Ladislao Chollat e replica sulle scene francesi fino al 2014 riscuotendo un grandissimo successo.  Poi nel 2015 l’opera viene adattata per il grande schermo da Philippe Le Guay col titolo “Florida”. E’ stato inoltre rappresentato a Londra al Wyndham’s Theatre e al Trycicle Theatre con protagonisti Kenneth Cranham e Claire Skinner. Debutta nel Marzo 2016, al MTC – MANHATTAN THEATRE CLUB di Broadway, con Franck Laugella, con la traduzione del due volte vincitore del “Tony Award” Christopher Hampton e diretto dal regista premio “Tony Award”, Doug Hughes.

TRAMA
Andrea è un uomo molto attivo, nonostante la sua età, ma mostra i primi segni di una malattia che potrebbe far pensare al morbo di Alzheimer. Anna, sua figlia, che è molto legata a lui, cerca solo il suo benessere e la sua sicurezza. Ma l’inesorabile avanzare della malattia la spinge a proporgli di stabilirsi nel grande appartamento che condivide con il marito. Lei crede che sia la soluzione migliore per il padre che ha tanto amato e con cui ha condiviso le gioie della vita. Ma le cose non vanno del tutto come previsto: l’uomo si rivela essere un personaggio fantastico, colorato, che non è affatto deciso a rinunciare alla propria indipendenza.

Il testo di Zeller riesce a fornire allo spettatore dei flash in  modo che egli possa entrare pian piano, ma in un crescendo sempre più tragico, nel labirinto della mente di questo uomo, facendo comprendere come, una dopo l’altra, si offuschino le connessioni  legate alla memoria,  base indispensabile per la comunicazione e quindi di ogni rapporto sociale. Quando la memoria si spegne, insieme con i ricordi, naufragano gli affetti e il nostro modo di interagire fino a rendere  inaccettabile la qualità della vita di chi ne soffre, senza averne consapevolezza, complicando inoltre inesorabilmente  l’esistenza di chi vive intorno a lui,  talvolta fino a raggiungere livelli tragici.

Il regista Maccarinelli, un vero maestro del teatro, con scelte indovinate ha saputo rendere sulla scena i meccanismi complessi della mente del soggetto malato e delle persone che orbitano intorno a lui,  purtroppo non sempre guidate dalla spinta affettiva, come può essere la figlia, ma  da interessi più terreni e poco nobili che sfociano in un perfido cinismo e talvolta nella violenza vera e propria.

Si assiste anche al travaglio interiore di una  figlia, costretta dalle situazioni contingenti a prendere decisioni  che sono contrarie alla sua volontà, ma che sono forzate dalle  esigenze lavorative e affettive per le quali deve confrontarsi con i compagni di vita.

Lo spettacolo è anche soprattutto l’occasione per prendere coscienza di un problema sociale rilevante, che va sempre più aggravandosi ed è legato all’invecchiamento della popolazione con il conseguente aumento del numero degli anziani con disturbi cognitivo-comportamentali.

I malati di Alzheimer richiedono  una nuova politica socio-assistenziale e sanitaria che parta dal valorizzare la fascia di anziani in buona salute, in quanto risorsa non solo delle singole famiglie ma dell’intera società, per giungere a formire risposte diversificate e  adeguate ai bisogni di assistenza e di cura di quanti, affrontando questo problema,  attraversano periodi di fragilità.

Non si conoscono ancora esattamente le cause di questa grave malattia degenerativa e se questa possa essere una forma di rifugio della mente, come quando ognuno di noi in talune circostanze ricorre all’ oblio volontario. In queste circostanze ci si autoconvince di non ricordare per non soffrire o per non far soffrire.  Invece, talvolta l’oblio è studiato, anche per la paura di guardare in faccia la realtà ed affrontarne le  conseguenze.

Quale sarà la strada migliore, dimenticare o ricordare, scavare, per poi far sorgere qualcosa di nuovo che potrebbe arricchirci ma anche crearci problemi?

Nessuna certezza e i parametri da comparare sono tanti, ma un’abbondante dose di  curiosità e amore per la vita, amore da ricevere  e dare per gratitudine e, incondizionatamente, possono allontanare questo spettro  aggressivo a cui nessuno di noi, potenzialmente, può sfuggire.

Lo  spettacolo merita di essere visto e, se potete, andate oggi stesso e avrete occasione di applaudire due interpreti  straordinari, quali Alessandro Haber  Lucrezia Lante della Rovere, capaci di trasmettere con intensità il pathos della vicenda narrata, affiancati da altri quattro bravi attori, in grado di ben connotare i loro ruoli, seppure marginali.

INFO:
ORARI: feriali ore 20,45 – domenica ore 15,30
BIGLIETTI:
Poltronissima Prestige € 35,00 – Poltronissima € 32,00 – Poltrona € 23,00Poltronissima under 26 € 15,50