Uomo e Galantuomo, il primo testo in tre atti di Eduardo, al Franco Parenti fino al 12 febbraio

1° febbraio – 12 febbraio 2023 –  Sala Grande
UOMO E GALANTUOMO
di Eduardo De Filippo
con Geppy Gleijeses, Lorenzo Gleijeses
e con la partecipazione di Ernesto Mahieux
e con Roberta Lucca, Gino Curcione, Antonella Cioli, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone,
Gregorio Maria De Paola, Ciro Capano, Brunella De Feudis
regia Armando Pugliese
scene Andrea Taddei
costumi Silvia Polidori
musiche Paolo Coletta
luci Gaetano La Mela
aiuto regia Norma Martelli
produzione Gitiesse Artisti Riuniti

RECENSIONE
Meccanismo comico straordinario, si narra la storia di una compagnia di attori e saltimbanco scritturati per una serie di recite in uno stabilimento balneare, a cui si intrecciano storie di tradimenti amorosi, che si mescolano alla finta pazzia per evitare duelli e galera.

Lo spettacolo è esilarante dal primo all’ultimo minuto.


Geppy Gleijeses
, allievo di Eduardo, dal quale ricevette il permesso di rappresentare le sue opere, è alla sua settima interpretazione del Maestro. L’ultima, quella di Domenico Soriano in Filumena Marturano, con la regia di Liliana Cavani, lo ha visto insignito di innumerevoli premi, tra cui quello come Migliore Attore Europeo, conferitogli dall’Accademia Europea Medicea nel 2018. Lorenzo Gleijeses, allievo prediletto di Eugenio Barba, ha già interpretato con grande successo Luigi Strada in Ditegli sempre di sì, con la regia del padre. Ernesto Mahieux, David di Donatello per L’imbalsamatore, di Matteo Garrone, sarà il Conte Tolentano.

La scenografia è molto semplice e le luci statiche fanno da sfondo al vero protagonista di questa storia e cioè il testo di Eduardo che non ha certo bisogno di presentazioni.

Il punto di forza è sicuramente la compagnia che riesce a rappresentare egregiamente non soltanto il testo ma soprattutto le smorfie, i toni, le espressioni onomatopeiche della tipica commedia napoletana. Nel primo atto la scena iconica delle prove di “Mala Nova” di Libero Bovio, in cui un suggeritore maldestro è continuamente frainteso dagli attori, riscuote un successo incontenibile tra il pubblico immerso così in una sorta di metateatro della risata.

Il copione diviso in tre atti rende la dinamica della storia più divertente e la lingua partenopea, già di per sé musicale, assume significato fondamentale, una condizio sine qua non lo spettacolo sicuramente non funzionerebbe.

Un unico spunto di riflessione che mi piacerebbe suggerire al regista e agli attori è che quando si recitano testi scritti in altre epoche diversa dalla nostra e che hanno un livello di sensibilità su alcuni temi e battute diverso, guidato dalla cultura di altri tempi, lo si potrebbe sottolineare a inizio spettacolo o negli opuscoli descrittivi: non tanto per l’ormai storico e intelligente pubblico del Parenti, quanto per i giovani che si siedono per la prima volta sulle poltrone rosse.

La chiusura dello spettacolo è toccante quando i due protagonisti, nonché padre figlio, ricordano l’attore Franco Parenti che ha recitato proprio con Eduardo De Filippo.

Grandi applausi per i teatranti!