Lo scorso lunedì 15 aprile sul palco del Teatro Carcano di Milano per la rassegna “Follow the Monday“ e come annunciato, si è tenuto l’ultimo incontro della stagione ed è avvenuto tra due donne straordinarie: Lella Costa e Giovanna Botteri.
E’ stata una serata stimolante e culturalmente ricca, un vero invito alla riflessione e al dialogo su grandi temi di attualità.
FOCUS SULLA SERATA
Nell’ambito della rassegna “Follow the Monday” presso il teatro Carcano, lunedì 15 Aprile, sono entrate in scena Lella Costa, alla quale spettano domande mirate per arrivare al focus di ogni storia, e Giovanna Botteri, giornalista di guerra, o meglio, giornalista in cerca della pace e di quelle manifestazioni che un tempo occupavano le strade del mondo con proteste sentite e sostenute contro la guerra e tutti coloro che non ne cercano la fine. In ogni situazione di cui ha raccontato avvenimenti e retroscena (Bosnia, Kosovo, G8 di Genova, Iraq, Cina nella battaglia del Covid, Ucraina), ha vissuto in prima persona il conflitto di interessi, programmi e distruzione.
Donne di forte impatto, che hanno “in comune 4850 di cose” (come direbbe il citato Daniele Silvestri)… e di persone… e di esperienze… e di vita che passa con un senso per ogni giorno, fosse anche partecipare a “L’Isola dei famosi”, dimostrando la capacità di sopravvivere nelle condizioni estreme.
Tante storie, tante paure, che “non devono passare” come le è stato suggerito, per non abbassare la guardia, per restare attenta, sul pezzo, senza mai alleggerirsi nell’apparenza di quiete.
Domande forti, alternate a riferimenti vicini e lontani. Colpisce lo sguardo attento Della Botteri: a ogni richiesta della Costa, corrisponde un momento di concentrazione, una ricerca nella memoria, in quei dati segreti che custodisce non solo come archivio, ma come emozioni, stati d’animo, odori (di guerra, di sangue di sudore della paura)… citazioni che fanno sollevare i brividi sulla colonna per la profonda lucidità.
Le storia di guerra portano fuori dalle statistiche, riproducono momenti particolari e incidono nella memoria le caratteristiche dell’umanità. Quando inizia la guerra? Quando si crea la spaccatura tra NOI e LORO. Non esiste più la condivisione della storia: Noi abbiamo la nostra; LORO hanno la loro… è alleanza all’interno di un gruppo, contro la chiusura del gruppo contrario. Ciò che è buono per NOI, è pessimo per LORO! Ecco… questa è la guerra.
L’assurdo però è che chi la decide non tiene presente che non saranno due eserciti a scontrarsi; circa il 90% dei caduti sarà tra i civili, coloro che avrebbero voluto scendere in piazza per difendere la pace e la vita, e che invece sono scesi in piazza per morire all’improvviso, sotto il fuoco nemico. E poi ci sono gli accordi con Stati esterni, una rete che chiude le sue maglie attorno a tutto, tranne la vita stessa… Tutti conoscono la cronaca attraverso i media, ma la storia è diversa, è cuore a cuore. Anche Alessandro Baricco, dopo aver visto il film “Schindler’s List”, ha dichiarato che tutti conoscevano la storia dell’olocausto, ma dopo questa visione la gente ne parlava, riportava alla memoria e ne faceva monito per i giorni a venire.
Cosi i racconti di guerra, fatti di orrori, di donne e bambini bruciati vivi nella loro casa a opera dei vicini, di coloro che avevano abitato accanto a loro… il dramma, l’odio, la crudeltà.. come può l’essere umano arrivare a tanto e non morire nel dolore provocato e vissuto?
Tasto dolente e sentito nella commozione strozzata: chi ha partecipato a molti eventi e non c’è più, come Gino Strada con Emergency, Ilaria Alpi, uccisa proprio 30 anni fa con il suo operatore Miran Hrovatin, a Mogadiscio, mentre lavoravano a un’inchiesta sul traffico d’armi e sui rifiuti tossici.
Due donne impegnate a confronto; il tema è reale, il peso delle parole e dei fatti è enorme, ma la loro forza sta nel trovare ancora e ancora motivo di guardare al futuro, alla pensione prossima della Botteri, che ironizza su ciò che farà/non farà, sull’innamoramento per Clint Eastwood, defibrillatore compreso , vista l’età e per il rimettersi in gioco su territori di esperienza inesplorati.
La scenografia parla da sola: due poltroncine comode per trattenere due interlocutrici di tutto rispetto; sullo sfondo, tanti visi colorati di donne, attente e partecipi agli argomenti trattati “Nessuna madre, nessuna donna vorrebbe la guerra”: dichiarazione al femminile della giornalista che ha visto in faccia quel dolore infinito di una donna che vede lo sterminio della sua figliolanza.
Una sola serata per uno spettacolo/intervista irripetibile e unico!